“Che ci faccio qui”Una domanda che mi sono fatto tante volte, me la sono ritrovata spesso dentro la testa, aggrovigliata nei pensieri […]
Per questo oggi mi è venuta voglia di uscire da questa scatola […] voglio che mi prendiate per mano e mi accompagnate nelle cose che ho già vissuto e raccontato perché nessuna cosa è più forte del racconto della realtà calato nella realtà. Vi prometto che nessuna distanza, nessun impedimento ci sarà fra di noi qui, per le cose che ci diremo o ci racconteremo.”
Ha esordito con queste parole Domenico Iannacone, il 17 dicembre presso il Teatro Karol di Castellammare di Stabia, confermando il successo del suo spettacolo “Che ci faccio qui”, andato in scena il giorno prima anche al Teatro Ghirelli di Salerno, nell’ambito della stagione della Casa del Contemporaneo.
Domenico Iannacone, giornalista Rai noto al grande pubblico per il Docu – Reality dal medesimo titolo trasmesso dalla Terza rete nazionale, analizza e racconta la realtà sociale. Esplora – con spiccata umanità – il complicato mondo dei fragili, degli ultimi, degli emarginati, di coloro che nella vita sono stati svantaggiati dagli eventi.
Sul palco del Teatro Karol, complice una suggestiva atmosfera di luci ed ombre accompagnata dalle intense note live del musicista Francesco Santalucia, il giornalista è così uscito da quella “scatola”, che è la televisione, ed ha inchiodato l’attenzione del folto pubblico presente, nell’intento di trasferire le proprie inchieste giornalistiche sulla scena e sortire l’effetto di una narrazione umanizzata del dolore e dell’abbandono, già oggetto di reportage ed interviste.
I suoi pensieri – scanditi da toni pacati e brevi silenzi di riflessione – si sono via via intervallati a toccanti immagini video, che hanno reso palpabile e densa la sofferenza, generando la commozione unanime dei presenti.
“Nelle pieghe della vita ci sono delle emozioni che restano impigliate per sempre […] le emozioni sono importanti come il sangue che pulsa nel nostro corpo. Senza di loro potremmo ammalarci, svuotarci o addirittura morire.”
Dopo una potente riflessione sulle emozioni, Iannacone, ha dato voce ed espressione al ricordo di quando, ancora adolescente, il film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica fu determinante per quella che poi si è rivelata una connessione profonda con gli ultimi, coloro che la società, senza pietà, condanna ad un peso ingiusto. La sua voglia di raccontarli è nata proprio da lì, senza mai smettere di bussare al suo cuore.
L’autore, che con eleganza e sensibilità, per circa due ore ha occupato la scena senza toglierla ai protagonisti dei suoi racconti, attraverso questo spettacolo – un vero e proprio viaggio intimo ed introspettivo – fa emergere storie che, come da lui stesso affermato, “vanno cercate nelle pieghe del mondo, che sono puntini minuscoli di dolore disperso nel marasma generale della vita.” Storie, che ad ascoltarle, cambiano la percezione dei sentimenti.
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