Dal 15 al 17 dicembre debutta al Teatro TRAM “Dispacci da Mosca. Qualcuno deve morire”, il nuovo spettacolo di Antonio Mocciola prodotto da Roberto Schena con la regia di Giuseppe Cerrone.
Sullo sfondo del conflitto Russia-Ucraina, ormai ininterrotto da quasi due anni, un serrato confronto sui miti maschili che si celano dietro presunte superiorità religiose, militari e sociali.
La Chiesa Ortodossa, la Russia, l’Ucraina, il ruolo ambiguo del Kazakistan, l’omosessualità, la guerra, il potere, il baratto, il ricatto sessuale. I temi di “Dispacci da Mosca – qualcuno deve morire” sono tanti, e tutti intrecciati in un vortice di relazioni tossiche e, tutte, corrotte. Tre ragazzi dalle vite e dalla personalità completamente diverse vengono chiamati alle armi per invadere l’Ucraina. Un gruppo eterogeneo di attori di eccezionale intensità diretti da Giuseppe Cerrone, “Dispacci da Mosca” richiama l’attuale situazione russo-ucraina, ma può senz’altro estendersi a tutte le guerre passate, presenti e – con ogni probabilità – future.
Nell’angosciante attesa della visita militare prima della partenza, emergono le differenze di vedute, spesso opposte, sulla vita e sulla guerra. E l’apparente cameratismo, in una gelida sala d’attesa, diventa già conflitto, evocando altre – ben più cruente – battaglie.
Ma è davanti all’autorità medico-militare, alle domande pressanti di un prete ortodosso, all’autoritarismo di uno spietato generale, e alle invadenti visite di una dottoressa, che le certezze vacillano, e tutti capiscono di essere semplice carne da macello, senza un cervello, senza un corpo, senza un’identità. Burattini armati. Fino a una drammatica “roulette russa” in cui qualcuno – evidentemente – dovrà morire.
Attualmente, in Russia, ci sono 600 prigionieri politici in carcere, 20mila casi aperti contro i sostenitori della pace, 300 media non statali che sono stati chiusi. In Parlamento, non c’è un solo deputato che si pronunci per la pace. Si calcola che più di un milione di russi ha lasciato la patria perché non vogliono uccidere, e non vogliono essere uccisi.
In un serrato e inquietante spaccato di vita qualunque, Antonio Mocciola e Roberto Schena, con contributi storici e teologi di Edgardo Bellini e Maurizio Biancotti, seminano velenosi strali che prendono di mira i deliri militari e religiosi che autorizzano migliaia di sacrifici umani, e il machismo tossico alla base di ogni violenza.
“Dispacci da Mosca è, per usare un termine apparentemente fuori contesto, un falsopiano – spiega Antonio Mocciola -. Sembra che sia una sorta di scontato ‘instant show’ su quello che sta accadendo in Ucraina, in realtà è un pretesto per mettere alla berlina i miti maschili (e non a caso abbondano i nudi, tutt’altro che erotici, semmai grotteschi), le esigenze tossiche di dimostrare potere e superiorità, da quella sessuale a quella militare, da quella politica a – perché no – quella religiosa, da sempre appannaggio del maschio. È il mio grido d’amore – attraverso la stupidità di ogni evento bellico – per l’universo femminile, dal quale, tutti i giorni, dovremmo imparare a vivere”.
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