Salerno. Sono 42 le persone che hanno patteggiato una pena tra i 2 e gli 8 mesi di reclusione, tutte sospese, per il rilascio di falsi diplomi per lavorare nelle scuole. L’inchiesta della Procura di Vallo della Lucania ha coinvolto 494 persone, di cui 37 sono state prosciolte per insufficienza di prove.
L’indagine è partita da una segnalazione dell’Ufficio scolastico regionale, che aveva notato come alcuni docenti, per l’assunzione in ruolo nel 2018, avessero presentato titoli di studio molto datati ma mai presentati in nessuna procedura concorsuale precedente.
I carabinieri hanno quindi acquisito centinaia di titoli di studio “sospetti” su tutto il territorio nazionale e hanno svolto un’analisi dei documenti che è durata oltre un anno.
Dalle indagini- come ha anticipato Il Mattino- sono emersi numerosi elementi che hanno portato alla conclusione che i diplomi erano falsi. In oltre 400 diplomi sono state individuate firme false.
Sono state trovate false pergamene e discrasie tra registri e titoli. I diplomi falsi hanno consentito a numerose persone, residenti su tutto il territorio nazionale, di vincere concorsi in ambito scolastico.
Al centro dell’inchiesta c’era un istituto paritario a San Marco di Castellabate, dove sarebbero stati formati tutti quegli atti.L’istituto è stato chiuso e il personale coinvolto è stato estromesso dal servizio.
Le accuse contestate dalla Procura sono corruzione, falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato.I fatti sono compresi tra il 2012 e il 2017.Tra i capi d’imputazione – quasi 700 – ci sono le tante storie di chi fu indagato dalla polizia giudiziaria.
C’era la donna che riuscì a lavorare per due anni a Varese, partendo da Sarno
, grazie ad un titolo ritenuto falso.Il lavoro della Procura di Vallo ha seguito una sorta di “struttura piramidale” a Castellabate, che attraverso procacciatori avrebbe consentito di far confluire nell’istituto di San Marco gli studenti che ottenevano i diplomi falsificando anche i verbali d’esame.Il raggiro ha avuto un effetto a catena, al punto da trarre in inganno sia il Ministero dell’Istruzione che la scuola in questione, la quale assegnava di supplenze e sostegni all’aspirante candidato, con tanto di retribuzione totale lorda per il periodo indicato dal servizio.
Le indagini sono ancora in corso e non è escluso che possano emergere ulteriori elementi a carico di altri soggetti coinvolti.
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