Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e l’Abbazia di Montecassino presentano San Gennaro a Montecassino, un doppio appuntamento dedicato alla storia del trasferimento del Tesoro durante la seconda guerra mondiale, che è partito stamane a presso la Cappella del Tesoro di San Gennaro e che proseguirà all’Abbazia di Montecassino il 2 dicembre.
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Una mattinata di studi che è partito dal focus sul ruolo avuto dalla Soprintendenza in tempo di guerra nella tutela, protezione e salvaguardia dei beni culturali e nell’organizzazione del piano di sgombero del patrimonio delle chiese e dei musei.
Grazie alle ricerche effettuate nell’Archivio della Cappella del Tesoro di San Gennaro l’incontro di Napoli è stato arricchito con notizie di approfondimento inedite che si aggiungono al sostanziale contributo del giornalista Nando Tasciotti (San Gennaro a Montecassino. Come fu salvato il Tesoro nella Seconda guerra mondiale, Youcanprint 2017, e Montecassino 1944. Errori, menzogne e provocazioni, Castelvecchi 2014).
Per raccontare e ricordare San Gennaro a Montecassino saranno, inoltre, esposti nelle sale del Museo di San Gennaro fino al 5 dicembre 2023 alcuni pannelli esplicativi con immagini dell’epoca che illustrano la storia del trasferimento dei “tesori” e dei bombardamenti durante la guerra.
In occasione dell’iniziativa “San Gennaro a Montecassino”, è stata eccezionalmente esposta fuori al Duomo la macchina del “Re di Poggioreale” con cui venne riportato il Tesoro di San Gennaro da Roma a Napoli nel 1947.
Alla fine degli anni ’30, in previsione dell’entrata in guerra dell’Italia, il Ministero dell’Educazione aveva avviato complessi piani di salvaguardia dei beni culturali su tutto il territorio nazionale, perché si temevano possibili danni da bombardamenti. Il Soprintendente della Campania, Bruno Molajoli, nel 1942 sollecitò la Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro perché si attivasse per mettere in salvo i beni più preziosi.
Il Vicepresidente della Deputazione, Stefano Colonna, nell’impossibilità di riunire la Deputazione, si rivolse direttamente al Podestà (presidente della Deputazione) per condividere con lui la responsabilità del trasferimento delle opere più preziose del Tesoro di San Gennaro a Montecassino.
Il 26 maggio 1943 partirono sull’auto di Colonna tre casse sigillate con i preziosi del Tesoro di San Gennaro. La scelta del sito fu dettata, oltre che dal personale rapporto di fiducia di Colonna con i monaci, dalla convinzione che l’Abbazia fosse uno dei luoghi più sicuri d’Italia.
Il 14 ottobre 1943 due ufficiali tedeschi avvisarono l’Abate di Montecassino, Gregorio Diamare, che l’Abbazia era in pericolo e che sarebbe stata distrutta.I monaci sarebbero dovuti andare via per mettersi in salvo e bisognava immediatamente pensare allo sgombero e al ricovero delle opere d’arte, dell’archivio e della biblioteca.
Iniziò una colossale operazione di imballaggio dei beni pronti a partire per Roma per essere messi al sicuro. Il 19 ottobre 1943 partirono i primi convogli con opere che furono depositate prima nel convento di sant’Anselmo, poi a San Paolo fuori le mura e finalmente in Vaticano.
Il trasferimento di tutti i beni terminò a novembre, solo pochi mesi prima del bombardamento e della distruzione dell’Abbazia, avvenuti nel febbraio del 1944. Gli alleati erano erroneamente convinti che all’interno del monastero ci fossero soldati tedeschi. Il Tesoro tornerà a Napoli solo il 5 marzo del 1947, dopo la guerra, con le casse perfettamente integre e sigillate, un vero miracolo di San Gennaro.
L’iniziativa proseguirà il prossimo 2 dicembre nell’Abbazia di Montecassino, con un approfondimento sui protagonisti di questa storia straordinaria: l’Abate Diamare, il principe Colonna e gli ufficiali tedeschi. Saranno raccontati altri aspetti sulla storia del trasferimento del Tesoro nel luogo in cui ha trovato rifugio, salvato da una sicura distruzione. Una storia a lieto fine che narra come il prezioso patrimonio di San Gennaro continui ad essere intatto da secoli nonostante le guerre, i bombardamenti e le razzie.
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