“Sì, sono stato io a chiamare il 112 quella notte, certo. Che ore erano? Circa le 23 e un quarto, su per giù. Se ho sentito chiamare aiuto? Non posso rilasciare altre dichiarazioni. Ho già detto tutto ai Carabinieri e ai familiari della ragazza”.
Lo ha detto ai giornalisti, parlando al citofono della sua abitazione, il super-testimone dell’omicidio di Giulia, Marco Musumeci, l’uomo che ha dato l’allarme udendo le grida della ragazza, aggredita da Filippo, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin.
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“Capisco l’attenzione per un caso così grave che ha colpito moltissimo perché sono ragazzi dalla porta accanto” e quindi si ha la sensazione che è una cosa “che può colpire tutti”.
Lo afferma il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi (nella foto), a margine di un convegno, in merito all’omicidio della 22enne Giulia Cecchettin per il quale è stato arrestato l’ex fidanzato Filippo Turetta.
Il procuratore capo di Venezia “Sono ragazzi della porta accanto”
“Purtroppo la ragazza è stata ritrovata e il ragazzo è stato arrestato, a questo punto le indagini devono proseguire nella calma e nella serenità che tutte le indagini hanno e devono avere.
L’indagato ha diritto come tutti gli indagati a essere trattato in maniera serena e obiettiva” aggiunge. Una serenità che è “scontata da parte della procura”, ma necessaria “anche da parte dell’opinione pubblica che deve fermare questa partecipazione emotiva che sta creando qualche difficoltà non alle indagini ma alle persone coinvolte, ai genitori della vittima e dell’indagato, e questo non è un fatto positivo” conclude il procuratore.
Articolo pubblicato il giorno 21 Novembre 2023 - 16:10