“Saranno avviati tutti gli approfondimenti necessari per verificare la correttezza delle procedure operative seguite”.
E’ quanto precisano i carabinieri in relazione alla telefonata giunta al 112 sabato scorso e al quale non seguì l’invio di pattuglie. A questo proposito i carabinieri precisano che le pattuglie erano impegnate in altri servizi.
La chiamata al 112 era arrivata sabato 11 novembre alle 23.18 da un vicino di casa dei Cecchettin, che aveva udito le urla di una ragazza, poi risultata essere Giulia, nel parcheggio lì vicino, a cui non era seguito l’arrivo di alcuna pattuglia.
Mentre l’operatore della centrale riceveva quella segnalazione, spiega in una nota il Comando generale dei Carabinieri, “perveniva un’ulteriore richiesta di intervento per una rissa all’interno di un bar, in relazione alla quale disponeva l’invio sul posto di un’autoradio in servizio di pronto intervento. Nelle stesse circostanze di tempo l’altra autoradio disponibile era stata già impegnata per una lite accorsa a seguito di incidente stradale”.
Ma a questo punto sorgono degli interrogativi: Filippo Turetta poteva essere bloccato prima dell’aggressione? Giulia Cecchettin poteva essere salvata dal massacro se le forze dell’ordine fossero intervenute dopo la prima telefonata del testimone al 112?
Sono due domande alle quali si potrà forse dare una risposta dopo le verifiche della procura di Venezia sull’asse temporale delle richieste di soccorso rispetto al delitto della studentessa 22enne, ritrovata cadavere sabato scorso, iniziato con una discussione animata tra i due ex fidanzati, in un parcheggio e culminata con l’omicidio avvenuto in via V Strada nella zona industriale di Fossò, nella provincia di Venezia.
Nel giorno in cui la famiglia del presunto killer ha deciso di nominare come difensore l’avvocato Giovanni Caruso, professore ordinario all’Università di Padova prima dell’arrivo previsto per sabato mattina dalla Germania con un volo dell’Aeronautica Militare di Turetta, si apre il giallo sulle telefonate al numero unico d’emergenza, con cui nel giorno della scomparsa della ragazza erano state segnalate due persone litigare animatamente
. Tra la prima aggressione di Giulia Cecchettin e l’omicidio per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta sarebbe passata poco più di mezz’ora. Secondo alcune indiscrezioni, sono in corso i riscontri investigativi per verificare eventuali responsabilità penali o omissioni. Tra la telefonata al 112 del testimone, che segnalava due persone che discutevano e una voce femminile che chiedeva aiuto, gridando “così mi fai male” e l’aggressione nella zona industriale di Fossò, dove Giulia sarebbe stata uccisa, sarebbero trascorsi 35 minuti.
Gli ultimi attimi di vita di Giulia sarebbero racchiusi nei frame delle riprese della telecamere di videosorveglianza del calzaturificio di Dior, dove il vigilantes avrebbe fatto la seconda chiamata al 112.
Gli inquirenti, su questa seconda chiamata, starebbero indagando sul tempo intercorso tra l’aggressione registrata dalle telecamere e il momento in cui è partita la chiamata al numero di emergenza. Secondo quanto sarebbe emerso fino ad ora sarebbero passati diversi minuti.
Per quanto riguarda la prima telefonata, il focus della procura è invece sul probabile mancato arrivo o invio della pattuglia dei carabinieri. La telefonata e le grida d’aiuto di Giulia Cecchettin sarebbero arrivate prima della violenta aggressione alla ragazza che, secondo la ricostruzione, sarebbe avvenuta invece un quarto d’ora.
Stando alle due richieste di soccorso, una delle quali – quella del vigilantes della Dior – è stata smentita ufficialmente con una nota del Comando generale dei carabinieri che ha però precisato che saranno in ogni caso avviati tutti gli approfodimenti necessari per verifica la correttezza delle procedure opereative eseguite.
Stando ai fatti, entrambe le richieste di soccorso, sarebbero poi state ricollegate alla scomparsa prima e all’omicidio poi, solo la domenica mattina, quando il padre di Giulia Cecchettin ha presentato la denuncia di scomparsa ai carabinieri.
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