Dopo il tesoro in Bitcoin del valore un un milione e ottocentomila euro il narcotrafficante Raffaele Imperiale ha ceduto alle autorità italiane un’isola di sua proprietà che si trova in un arcipelago di fronte a Dubai negli Emirati Arabi.
La notizia è stata resa nota oggi dal sostituto procuratore Maurizio De Marco nel processo che vede una ventina di imputati tra cui anche il narcotrafficante internazionale. Il pm ha anche consegnato al gup Miranda delle memorie contenti due manoscritti con il quale Imperiale notifica la sua decisione.
Raffaele Imperiale, dopo essere stato arrestato proprio a Dubai nell’estate di due anni fa dopo una lunghissima latitanza dorata, da alcuni mesi ha deciso di collaborare con lo stato per evitare un pesante condanna all’ergastolo.
Imperiale , originario di Castellammare di Stabia e legato al clan degli scissionisti degli Amato pagano, per anni è stato uno dei più potenti narcotrafficante del mondo.
Nel corso del processo attualmente in corso a Napoli, celebrato con il rito abbreviato dinanzi al giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Miranda, sono imputati, oltre al noto narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, anche i suoi collaboratori più fidati.
Tra questi figurano Bruno Carbone, socio d’affari di Imperiale, Corrado Genovese, contabile del gruppo, e Daniele Ursini, responsabile della logistica, oltre a vari altri collaboratori e dipendenti. Raffaele Imperiale, è stato anche associato al recupero di due preziosi dipinti di Van Gogh, rinvenuti in una villa e successivamente consegnati alle autorità italiane.
Durante l’udienza tenutasi oggi nell’aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, il collegio difensivo ha sollevato un’eccezione riguardante l’utilizzabilità delle conversazioni decodificate provenienti dalle chat Encrochat e Sky, acquisite dalle autorità francesi e incluse nel fascicolo accusatorio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Dopo una sospensione dell’udienza per valutare la richiesta, il giudice ha deciso di respingere la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati, che proponevano di attendere il pronunciamento delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione riguardo all’ammissibilità di tali conversazioni.
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