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Glauco Mauri in ‘Il canto dell’usignolo’ poesie e teatro di William Shakespeare, al Teatro Nuovo di Napoli

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Glauco Mauri porta in scena una sorta di mosaico percorso da un filo sottile e coerente, per cui ogni brano si allaccia al successivo, a formare un unico canto.

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Glauco Mauri porta in scena, da giovedì 16 novembre 2023 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 19) al Teatro Nuovo di Napoli, Il canto dell’usignolo, poesie e teatro di William Shakespeare, omaggio al grande poeta inglese, genio della cultura europea che da oltre quattrocento anni ci parla dell’essere umano nella sua essenza.

Presentato da Compagnia Mauri Sturno, Il canto dell’usignolo è una breve favola di Gotthold Ephraim Lessing, in cui un pastore si rivolse ad un usignolo chiedendogli perché avesse smesso di cantare, privandolo così della piacevole compagnia della sua voce melodiosa.

L’uccellino rispose tristemente che il rumoroso gracidare delle rane gli aveva fatto passare la voglia di cantare. Il pastore ribadì di essere anch’egli infastidito dal gracidio delle rane, ma che era proprio il silenzio dell’usignolo a condannarlo a sentirlo.

Fin qui la favola del letterato e filosofo tedesco, la cui metafora ha acceso la fantasia di Glauco Mauri, che con Marco Blanchi, accompagnati dalle musiche composte ed eseguite in scena al pianoforte da Giovanni Zappalorto, le percussioni da Marzio Audino, gli elementi scenografici di Marta Crisolini Malatesta, dà voce alle immortali opere di Shakespeare, “l’usignolo” che con il suo canto narra la nostra vita.

Un caleidoscopio che attinge alle pagine più belle dei capolavori del Bardo, dall’amore esternato né I Sonetti, sentimento universale al di là dei generi, a Enrico V, da Come vi piace a Macbeth, da Riccardo II a Timone d’Atene, da Giulio Cesare a Re Lear e alla magia di Prospero de La tempesta.

Tra inquietudini, interrogativi, insinuazioni, dubbi, Mauri, in scena, mette in guardia da banalità e volgarità, con la metafora delle rane paragonate a cicalecci e frastuoni che infastidiscono, sanno di niente e sopprimono il “cinguettio dell’usignolo”.

Un canto di poesia ed umanità che William Shakespeare affida ai suoi personaggi, tra amore, morte, vendetta, perdono, brutalità, sollecitando, senza mai giudicare e condannare.

Dopo oltre quattro secoli dalla sua morte, Shakespeare, non cessa di stupire per la sua complessità, bellezza, varietà e modernità dei personaggi e delle trame. La poesia, la filosofia, il pensiero del grande autore sostenuti dalla musica dal vivo e la voce degli attori divengono corpo, per far rivivere Shakespeare attraverso i suoi protagonisti


Articolo pubblicato il giorno 13 Novembre 2023 - 11:04 / di Cronache della Campania


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