Una ‘Carmen rap’ che desta curiosità alle Officine San Carlo, spazio di laboratori del Massimo partenopeo nato su ciò che restava di una fabbrica a pochi passi dalla spiaggia di Vigliena, periferia Est di Napoli che anche grazie alle attività di questo pezzo del Lirico conosce progetti di recupero anche sociale, in scena una versione liberamente ispirata a capolavoro di Georges Bizet con musiche e testi del rapper Lucariello conquista un pubblico di appassionati e non, ma soprattutto di giovani.
A firmarne la regia, Michele Sorrentino Mangini, giovane talento con un fitto curriculum nel mondo della lirica, che tra l’altro ha lavorato per Franco Dragone, di cui nel 2016 ha ripreso una ‘Aida’ per il San Carlo Opera festival. La ‘Carmen rap’ ha come protagonista Carmencita, anzi Carme’, che non è più gitana ma portoricana a Castel Volturno. Legge le carte, ma, soprattutto, fa la ballerina, la cubista, la ragazza immagine, in una discoteca-lido; don Jose’ è uno sbirro mammista, spedito in una terra che non conosce.
Zuniga è diventato Zurzolo, il suo superiore e lui sa che in quella terra è venuta a morire Miriam Makeba, Mamma Africa; Escamillo è diventato un trapper, lo chiamano ‘O Torero per come ‘mata’ le platee. E i contrabbandieri, naturalmente, si occupano di droga. Carme’ fa la stessa tragica fine di sempre, perché il femminicidio non è mai stato così di attualità, ma muore a ritmo di trap.
A comporre il cast, Xana Vazquez de Prada (Carme’), Alessio Sica (Giuseppe), Vincenzo Bove (Zurzolo), Chiara Di Girolamo (Mercedes), Noemi Maria Cognini (Tessy), Marcello Bellopede (‘O Torero), Lorenzo Vacalebre (‘O Tricco), Marco Antonio Vincenzo Ferrante (‘O Tracco), Gianfranco Matonti (Don Pasta), Vincenzo Somma (poliziotto) e Nicola Zanfardino (poliziotto). Insieme a loro, i cori dell’Officina Carmen Rap e gli archi con Andrea Esposito (violino I), Paolo Sasso (violino II), Luigi Tufano (viola), Arcangelo Michele Caso (violoncello) che si uniscono al basso elettrico di Roberto de Rosa.
Le scene di Fabio Marroncelli sono state realizzate da Anna Nasone con gli studenti dell’Officina San Carlo di Scenografia e i costumi sono stati realizzati da Giusi Giustino con gli studenti dell’Officina San Carlo di Sartoria. Luci a cura di Nunzio Perrella. Questo spettacolo è uno degli ultimi della rassegna ‘Affabulazione.
Espressioni della Napoli policentrica’, progetto promosso dal Comune di Napoli e finanziato dal Fondo Nazionale per lo Spettacolo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, che da settembre ha proposto laboratori, rassegne e spettacoli con un grande coinvolgimento di quella periferia napoletana ma anche di altri pezzi della città. L’ennesimo tassello di un percorso delle Officine San Carlo iniziato più di dieci anni fa, con lo spostamento nei capannoni restaurati dell’ex Cirio delle sale per il montaggio delle scene, della falegnameria e dei magazzini, realizzando anche in quegli spazi attività educational aperte al territorio.
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