– Avrebbero acquistato attrezzature professionali anche molto costose per effettuare gli scavi sotterranei finalizzati a commettere furti. E avrebbero eseguito diversi sopralluoghi prima di scegliere l’obiettivo del raid ed entrare in azione. Sono 14 i componenti della “banda del buco” indagati, di cui 9 finiti in manette nel corso del blitz dei carabinieri di Napoli Centro. In carcere sono finiti Patrizio Stefanoni, detto ‘o zio, accusato di essere il capo della banda del buco e ideatore dei vari colpi, e ancora Gaetano Giordano detto Lucio e Alberto Castiglione, ritenuti suoi stretti collaboratori, Luca Raiola e Gabriele Iuliano. Tutti partecipano a sopralluoghi e riunioni organizzative. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Peluso (insieme a Castiglione identificato come uno degli scavatori), Andrea Polverino, che avrebbe rivestito il ruolo di vedetta con incarico di apri botola, Salvatore Spagnuolo e Amalia Granieri (altra vedetta e moglie di Giordano). Per il furto in una boutique di Chiaia, gli scavi sarebbero durati almeno un mese. ”Impressiona la scaltrezza, l’elevata professionalità e la spregiudicatezza degli appartenenti all’associazione” scrive il gip nelle pagine dell’ordinanza. Il furto da 173mila euro in abbigliamento e scarpe è stato vanificato dal recupero della refurtiva e questo avrebbe causato non pochi malumori all’interno della banda. Diversi i colpi messi a segno anche in provincia, in particolare per rubare catalizzatori dalle auto e recuperare palladio, rodio e platino, metalli che valgono più dell’oro. Un singolo ricambio può fruttare fino a 1.000 euro. Nel corso delle indagini ricostruita anche l’organizzazione di un colpo all’Apple store di piazza Carità per provare a rubare 500-600 telefoni.
E’ stato grazie alla visione delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza pubblica e privata che gli investigatori sono riusciti ad identificare “con assoluta certezza” gli appartenenti alla “banda del buco” raggiunti questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli, su richiesta della Procura partenopea, ed eseguita dai Carabinieri della compagnia Napoli Centro. La ricostruzione dei furti e delle fasi antecedenti ha permesso di individuare in Patrizio Stefanoni, detto “‘o zio”, il capo, ideatore e promotore dell’associazione. Secondo quanto scritto dal gip nell’ordinanza, Stefanoni “coordina, dirige e indirizza i suoi sodali nel perseguimento del programma criminoso comune dell’associazione, organizzando incontri con i suoi più stretti associati in zona Montesanto o, in alcuni casi, presso la sua abitazione, effettuando sopralluoghi tecnici preliminari che sono da ritenersi delle vere e proprie verifiche di controllo degli obiettivi strategici da colpire, al fine di individuare potenziali pericoli”. E’ stata individuata inoltre la figura di Gaetano Giordano, detto “Lucio”, ritenuto uno dei capi dell’associazione e “responsabile”, tra l’altro, dell’apertura della grata in ferro che consentiva alla banda l’accesso nel sottosuolo urbano. Sempre lui si preoccupava di recuperare gli arnesi professionali necessari per la realizzazione degli scavi con la cosiddetta tecnica del buco: martello pneumatico, tassellatore a batteria, sega per il cemento e generatore elettrico silenzioso.
Durante le perquisizioni di questa mattina, in un’abitazione, i Carabinieri hanno trovato nel pavimento una botola. A casa di uno degli arrestati sono stati rinvenuti:
– 4 walkie talkie, muniti di auricolari
-una 20ina di torce frontali, verosimilmente utilizzate in attività di scavo
– 1 disturbatore di frequenze
– una 30ina di telefoni cellulari e varie videocamere
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