“A trent’anni dalla chiusura del centro siderurgico di Bagnoli, nessuno può negare che la non riqualificazione della vasta area è una ferita aperta, se non un vero proprio scandalo italiano”.
E’ quanto sostengono le organizzazioni dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uil-Pensionati di Bagnoli e l’Auser, unitamente all’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, al Circolo ILVA, all’Associazione “Mai Più Amianto” che, come ricordano in un comunicato, “hanno presentato alla città la proposta ‘Il sindacato per la riqualificazione dell’ex area siderurgica’ per il recupero dei manufatti di archeologia industriale dell’ex area siderurgica Ilva-Italsider di Bagnoli”.
“Pare che si insista – si legge nel comunicato – in una sorta di inazione che danneggia gravemente la città, privata anche di un minimo di informazione a riguardo, destinataria solo di eclatanti proclami che rimangono senza conseguenze”.
“Purtroppo, circa la nostra proposta – continua il comunicato – nessun cenno a tutt’oggi ci è pervenuto dall’Amministrazione Comunale di Napoli e dalla X Municipalità, nonché da tutte le persone, individuate dal sindaco commissario, per promuovere la riqualificazione dell’ex comparto siderurgico di Bagnoli.
Ribadiamo che la nostra proposta, contenuta nel succitato documento, nasce da una meditata riflessione su quanto accaduto in questo territorio, sia per quanto riguarda la storia di quella che per importanza è stata la prima fabbrica di Napoli e sulla sua dismissione. A questo documento hanno collaborato diversi soggetti, oltre al sindacato unitario del territorio, quali storici ed esperti di archeologia industriale.
Da questi ultimi un vivissimo allarme per lo stato degli ex impianti, che si deteriorano ogni giorno di più, mentre potrebbero essere ben riutilizzati ed adibiti ai più svariati usi. Non è mancato anche il contributo degli ex lavoratori”.
“Questo comunicato – conclude la nota – è un invito al Comune di Napoli a considerare la nostra proposta nel senso di un obiettivo del bene comune, insito nello spirito sindacale e nella storia della classe lavoratrice di Bagnoli”.
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