Scommesso ha scommesso. E per di più su piattaforme illegali. Ma mai sul calcio. È l’esito, in sostanza, delle oltre due ore e mezza trascorse in procura a Torino da Nicolò Zaniolo, indagato nell’inchiesta sulle scommesse nelle piattaforme non autorizzate. Così come avevano già fatto Nicolò Fagioli prima e Sandro Tonali dopo, anche l’ex calciatore della Roma ammette dunque di aver ceduto alle puntate.
Il pomeriggio in Procura a Torino per Zaniolo è incominciato alle 14.37, quando è salito al settimo piano per essere ascoltato dalla pubblico ministero Manuela Pedrotta e dagli investigatori della squadra mobile, guidati dal dirigente Luigi Mitola. Il centrocampista, al quale i pm contestano il reato di esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa, è arrivato dentro un van nero con i vetri oscurati e così è andato via due ore e mezza dopo, passando da un’uscita secondaria.
Il calciatore, ex Roma, oggi in forza all’Aston Villa, era accompagnato dagli avvocati Antonio Conte e Gianluca Tognozzi. I magistrati hanno voluto far luce sulle transizioni fatte da Zaniolo, che ha sempre negato di avere scommesso sul calcio, limitandosi a giocare a black jack e a poker. A differenza del centrocampista della Juventus, Nicolò Fagioli, e quello del Newcastle ex del Milan Sandro Tonali, unici calciatori – per il momento – finiti nel mirino dai magistrati torinese, che hanno ammesso di avere scommesso anche sul calcio.
Fagioli mai sulla Juventus, Tonali anche sul Brescia e Milan. Per questo a oggi il calciatore, 24enne, non è indagato dalla procura federale Figc, a differenza di Fagioli, sospeso per sette mesi e di Tonali, che resterà fermo per dieci mesi. Una linea difensiva, quella di Zaniolo, che è stato confermata dagli avvocati.
“Ha risposto a tutte le domande e non si è sottratto ad alcuna contestazione formulata dal pm chiarendo definitivamente la sua posizione” hanno spiegato sottolineando che “non è emerso nessun indizio a suo carico circa ipotesi di scommesse su partite di calcio”. Piuttosto Zaniolo, dicono, “ha riconosciuto di avere giocato saltuariamente su piattaforme illegali a poker e black jack e ha chiarito di non essere mai stato soggetto a minacce o intimidazioni”.
“Siamo fiduciosi di chiudere presto la vicenda giudiziaria del nostro assistito”, hanno concluso i legali. Il suo interrogatorio è stato secretato e le domande, secondo quanto si apprende, si sarebbero concentrate su quanto ritrovato sul tablet e lo smartphone sequestrati a Coverciano, quindici giorni fa, quando la polizia ha bussato alla porta del ritiro della nazionale italiana. Ma c’è il massimo riserbo sulle risposte del calciatore.
Continuano intanto le indagini della procura, in particolare sulla pennetta usb acquisita dalla squadra mobile nei giorni scorsi: si tratta di una chiavetta-testamento di Maurizio Petra, zio dell’ex calciatore Antonio Esposito, sulle presunte scommesse illegali. Petra sarebbe la fonte citata da Fabrizio Corona, il re dei paparazzi che aveva anticipato, sul suo sito, i nomi dei tre indagati.
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