Nuova location per il secondo appuntamento di Ricominciamo da Trenta ultimo segmento della stagione che festeggia il trentennale di Dissonanzen al San Pietro a Majella di Napoli.
Prime esecuzioni di giovani autori per l’Ensemble Dissonanzen
Venerdì 13 ottobre alle 18.00 Sala Scarlatti del San Pietro a Majella, nuovo appuntamento per Ricominciamo da Trenta. Con il concerto “La Nuova Scuola Compositiva Napoletana” si consolida la collaborazione tra il Conservatorio napoletano e Dissonanzen dando spazio sia alla creatività delle nuove generazioni di autori iscritti alle classi di composizione, coordinati da Patrizio Marrone, che all’interpretazione di giovani musicisti. Sette pezzi in prima esecuzione che testimoniano diversi approcci ai linguaggi di oggi, con estetiche e ispirazioni differenti. Giovani esecutori si affiancheranno all’organico dell’Ensemble Dissonanzen nel segno di una continuità e un’ attenzione per l’innovazione e le nuove generazioni di interpreti e autori.
Prime esecuzioni assolute di: Salvatore Matricano , Walter Aveta , Giuseppe Franza , Donato Attanasio, Giulio Masi, Francesco Sgambati , Marco Savastano.
Ensemble Dissonanzen
Tommaso Rossi , flauto
Emanuele Palomba, clarinetto
Francesco Solombrino, violino
Manuela Albano, violoncello
Ciro Longobardi, pianoforte
Giusy Lo Sapio, percussioni
Giuseppe Galiano , direzione
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Info: http://www.dissonanzen.it http://www.sanpietroamajella.it
Salvatore Matricano, Emozioni al tramonto per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, Giuseppe Franza
The warning escapes decipherment per violoncello e pianoforte, Walter Aveta Hot spots per flauto e violoncello, Giulio Masi Passato, Presente e Futuro per flauto, clarinetto, pianoforte, violino e violoncello *
Donato Attanasio, Trio numero 1 per flauto, violoncello e pianoforte, Francesco Sgambati Ma’at, poema da camera per flauto , clarinetto, violoncello, pianoforte e percussioni, Marco Savastano, Dialogo col profondo per 4 esecutori e 6 strumenti.
Il concerto “La nuova scuola compositiva napoletana” è un ulteriore passo nell’ambito della ormai pluriennale collaborazione tra il Conservatorio San Pietro a Majella e l’Associazione Dissonanzen. In particolare, in questa circostanza, si vuole dare spazio alla creatività di alcuni giovani compositori, iscritti alle classi di composizione del Conservatorio.
Il brano Emozioni al tramont odi Salvatore Matricano è stato pensato inizialmente per un quintetto (quartetto d’archi e clarinetto), in seguito è stato adattato per l’organico dell’ensemble Dissonanzen. Il compositore è partito da una serie dodecafonica, ma poi l’ha trattata con più libertà prediligendo il gesto musicale alla rigidità delle regole.
The warningescapesdecipherment di Giuseppe Franza nasce dall’idea di mettere a fuoco una macchina immaginaria, ripresa nel tentativo di decifrare un “oggetto” assurdo. In questa dimensione, l’ascoltatore entra in contatto con tutto il mondo sonoro che questo “sforzo” porta con sé: suoni di meccanismi, relé, ingranaggi, poi piccoli gridi soffocati.
Nonostante tutto, l’oggetto sfugge continuamente, impedendo il termine dell’elaborazione e lasciando il problema irrisolto. Allora l’automa ci diventa fratello: al pari dell’uomo fa esperienza di cose che eludono la propria ragione.
Hot spots di Walter Aveta è un brano per flauto e violoncello. Il titolo è in inglese e si può tradurre con “punti caldi”. Questa espressione viene presa in prestito dalla geologia, difatti è un termine che sta ad indicare la formazione di particolari tipi di vulcani. Come da questi vulcani che si sviluppano su dei “punti caldi” di magma, il brano si sviluppa a partire da fasce sonore lunghe e dense armonicamente, gli “hot spots” della composizione. Questi elementi estremamente saturi di armonici, si dissipano nelle maniere più differenti, così come il magma trattenuto nelle profondità della crosta terrestre sgorga sotto forma di lava in molteplici modi diversi.
Il brano dal titolo Passato, Presente e Futuro di Giulio Masi è diviso in tre parti, dove in ognuna di essa ha elaborato uno stile proprio o ispirato ad altri compositori come L. Bernstein o N. Kapustin: un brano che accompagnerà l’ascoltatore in un viaggio che inizia nei suoi ricordi passati e termina nei suoi futuri sogni.
Nel Trio numero 1 di Donato Attanasio, partendo da una nota comune il brano si snoda sui percorsi, simili ma comunque diversi, dei tre strumenti per raggiungere una nuova nota comune mai sentita prima nel brano. Ma la vetta raggiunta non è che una breve illusione e ben presto i tre strumenti si ritrovano dove avevano cominciato.
Ma’atdi Francesco Sgambati è ispirato alla omonima dea egizia che personificava l’antico concetto dell’equilibrio, dell’ordine, dell’armonia, della verità, della legge e regola, della moralità e della giustizia. Essa era inoltre rappresentata come una dea antropomorfa, con una piuma in cap, responsabile della disposizione naturale delle costellazioni, delle stagioni, delle azioni umane così come di quelle delle divinità, nonché propagatrice dell’ordine cosmico contro il caos. La sua antitesi teologica era Isfet. Mandata nel mondo da suo padre, il dio-sole Ra, perché allontanasse per sempre il caos, Maat aveva anche un ruolo primario nella pesatura delle anime (o pesatura del cuore) che avveniva nel Duat, l’oltretomba egizio: la sua piuma era la misura che determinava se l’anima (che si credeva residente nel cuore) del defunto avrebbe raggiunto l’aldilà o meno.
Dialogo col profondo di Marco Savastano è un dialogo tra parte razionale e inconscio. Nei momenti di stasi, la parte razionale prova a dare un senso ad ogni cosa cercando di ordinare tutto secondo dei propri schemi. C’è un’altra parte, però, che chiede di essere ascoltata e di non essere, in nessun modo, soffocata. Il profondo prorompe con forza dando vita ad un attacco di panico, abbattendo, così, ogni tentativo di razionalizzazione e sprigionando tutta la sua energia.
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