Raffaele Minichiello, conosciuto come Ralph, il primo dirottatore della storia, oggi sente il rimorso per il suo passato criminale.
Ha ammesso di aver commesso un errore gravissimo, un’azione che potrebbe essere considerata esagerata e senza giustificazione. Tuttavia, Minichiello ritiene che sia stata la lotta costante per la sopravvivenza a influenzare la sua mentalità.
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La storia che coinvolge Minichiello risale al 28 ottobre 1969 quando è avvenuto il primo e più lungo dirottamento aereo transoceanico della storia. Da giovane, Minichiello lasciò la sua città natale, Melito Irpino, in provincia di Avellino, per trasferirsi negli Stati Uniti, precisamente a Seattle.
In seguito si arruolò nei marines e fu inviato in Vietnam. Durante la guerra, indossava un elmetto con la scritta “Kill me if you can” per mostrare il suo valore e coraggio sul campo di battaglia. Tuttavia, si sentiva tradito e maltrattato dall’esercito americano, che iniziò persino a considerare un processo contro di lui per le sue azioni nella base di Pendleton.
Fu in quel momento che Minichiello decise di vendicarsi. Come? Dirottando un aereo. Così il 28 ottobre 1969, il giorno prima dell’udienza davanti alla corte marziale, salì a bordo di un Boeing 707 della Twa che faceva la tratta Los Angeles-San Francisco insieme ad altri 80 passeggeri.
Portava con sé un mitra a canna corta Plainfield e 350 proiettili nascosti nel suo bagaglio. Nonostante le sue intenzioni, il dirottamento si concluse a Roma senza spari, ad eccezione di un colpo partito per errore. In realtà, l’azione di Minichiello era solo dimostrativa e nessuno fu ferito durante l’episodio. Anzi, è diventato amico dei membri dell’equipaggio e di un poliziotto italiano che si è preso cura di lui dopo l’atterraggio.
In seguito, Minichiello divenne famoso a livello mondiale e la sua storia è stata raccontata in un docufilm di Alex Infascelli intitolato “Wanted”. Oggi, a 74 anni, continua a lavorare in una grande azienda di pezzi di ricambio a Seattle, ma fa frequenti viaggi in Italia, specialmente nel suo paese natale ad Avellino.
Di recente, il sindaco Michele Spinazzola gli ha conferito un riconoscimento durante una serata di proiezione del film “Wanted”. Quando gli viene chiesto del conflitto in Ucraina, Minichiello esprime il suo convincimento che tutte le guerre siano sporche e inutili. Secondo lui, la guerra porta solo fatica, sangue e dolore, distruggendo vite e cambiando le persone in peggio.
Quanto al suo passato, Minichiello si pente profondamente del suo atto di dirottamento e sa che sarà un peso sulla sua coscienza per il resto della sua vita. Uno dei suoi crucci maggiori è il fatto di essere ancora nella lista nera degli aeroporti italiani. Questo gli causa lunghe ore di attesa e spesso la perdita di voli e bagagli. Nonostante i suoi appelli alle autorità italiane, Minichiello non ha ottenuto l’eliminazione dalla lista e potrebbe doversi rivolgere alla Corte europea per i diritti dell’uomo per risolvere la situazione.
Ora, però, Minichiello ha perso interesse per i voli aerei e ha invece sviluppato una passione per la guida dei trattori, in particolare nella sua città natale di Avellino. È qui che trova serenità e comfort dopo tutte le esperienze vissute nel corso degli anni.
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