Il Maschio Angioino di Napoli si arricchisce di una nuova installazione artistica. E’ “Lacrime di coccodrillo”, opera di Francesco Vezzoli che sarà presentata domani, sabato 7 ottobre alle 9.45, nel castello simbolo della città noto anche come Castel Nuovo.
Alla presentazione parteciperanno il sindaco Gaetano Manfredi con il consigliere per l’arte contemporanea e l’attività museale Vincenzo Trione, insieme all’autore dell’opera. L’opera raffigura un coccodrillo in bronzo patinato che tiene nella sua bocca una testa di marmo, risalente al III secolo d.C.,proveniente da Palmira, il sito archeologico siriano sottoposto nel 2013 alle violente distruzioni dell’Isis.
Il richiamo è alla leggenda narrata, tra gli altri, da Benedetto Croce nel suo “Miti e leggende napoletane” secondo la quale, nei sotterranei del castello, si nascondesse un coccodrillo trasportato dall’Egitto dalla regina Giovanna II, che dava in pasto all’alligatore i suoi amanti e i prigionieri rinchiusi nei sotterranei.
Il progetto rientra nella programmazione di mostre e installazioni voluta dal sindaco Manfredi e curata da Trione, con l’obiettivo di “rafforzare la vocazione al contemporaneo della città con iniziative pensate appositamente dai protagonisti dell’arte del nostro tempo e di creare una relazione diretta con la cittadinanza invitando artisti di alto profilo a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri della città, e contribuire così ad alimentare un processo di riqualificazione urbana”.
Con l’installazione Lacrime di coccodrillo, spiega Manfredi, “l’arte contemporanea torna protagonista in uno dei luoghi simbolo della nostra città: la fortezza angioina con oltre 700 anni di storia che non smette di incantare e di stupire i turisti e persino gli stessi cittadini napoletani. È il segno di una Napoli fiera della propria tradizione ma che è anche proiettata verso il futuro; una città che traccia segni di contemporaneità in luoghi che rappresentano il suo passato, facendo discutere sui grandi temi del presente”. Secondo Trione “quest’opera salda con efficacia il legame tra la storia della città e lo sguardo contemporaneo, rinvio a mitologie lontane e sensibilità postmoderna.
Proprio a questi intrecci tra tempi diversi rimanda la scelta di contaminare in maniera misurata e rispettosa gli spazi di Castel Nuovo con una serie di inciampi visivi contemporanei. Prima l’elmo di Mimmo Paladino, ora il coccodrillo famelico di Vezzoli, in attesa di altre presenze, capaci di coniugare memoria e modernità”.
Napoli, sostiene l’artista Francesco Vezzoli, “per definizione è il luogo dove gli incontri e le stratificazioni più impossibili possono accadere con estrema naturalezza. Napoli è la patria dell’ossimoro felice. In un luogo così epico e romantico mi è stata offerta la possibilità di occupare ‘una stanza tutta per me’ e sono pertanto grato alle istituzioni per la loro gloriosa ospitalità”.
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