Ancora in alto mare la vertenza della Softlab Tech di CASERTA – aziende del gruppo Softlab presente in tutta Italia – con i duecento lavoratori che attendono ancora tre salari arretrati e soprattutto certezze sul loro futuro, essendo quasi tutti in cassa integrazione e senza un progetto industriale su cui lavorare.
L’incontro al Mimit di lunedì scorso non ha dato i risultati attesi, e si aspetta il prossimo incontro del 24 ottobre in cui il ministero dovrebbe dare delle risposte. Per il segretario della Fiom—Cgil di CASERTA Francesco Percuoco “ci sono delle evidenti incapacità imprenditoriali che le istituzioni hanno il dovere di verificare prima di avallare qualcisasi progetto industriale. Adesso si deve fare l’impossibile per evitare un’altra vergogna tutta italiana, un altro imprenditore che intasca i finanziamenti pubblici e privati e poi licenzia i lavoratori che doveva ricollocare.
Il Mimit formalmente si è impegnato per evitare che CASERTA subisca un ennesimo scempio industriale ed occupazionale, vedremo se alle parole seguiranno i fatti”. In Softlab Tech, che ha la propria sede a Maddaloni (quella di CASERTA ha chiuso il primo ottobre scorso), ci sono duecento lavoratori provenienti dalla multinazionale Jabil di Marcianise; quest’ultima, negli anni scorsi, a causa di una crisi produttiva che dura ancora oggi, ha fatto uscire dai propri organici centinaia di lavoratori, e parte di questi sono confluiti, con lo strumento dell’esodo incentivato, proprio in Softlab (la Jabil ha dato incentivi in danaro tanto al lavoratore che alla Softlab), con la prospettiva, formalizzata in intese istituzionali con Regioni, Ministero, Confindustria e sindacati, che sarebbe partita una reale reindustrializzazione.
Ciò è accaduto tra il 2020 e 2021; Softlab si impegnava dunque ad avviare una produzione con gli ex Jabil, ma ciò non è avvenuto, anzi i lavoratori sono quasi sempre stati in cassa integrazione, senza produrre nulla, e ora attendono anche tre salari. E’ andata peggio ad altri 23 ex Jabil confluiti sempre con incentivo nell’azienda sarda Orefice, che invece di mantenere la produzione nel Casertano o nel Napoletano come era negli impegni presi con le istituzioni, ha preteso che i 23 si trasferissero in Sardegna, e al loro rifiuto, li ha licenziati.
Anche loro in questi giorni stanno protestando, e attendono risposte su un possibile assunzione nella Fib di Teverola, azienda del Gruppo Seri – fa capo all’imprenditore Giovanni Civitillo, sindaco di Piedimonte Matese – che ha ricevuto sostanziosi finanziamenti dall’Europa per produtte batterie al litio.
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