L’attaccante dell’Inter Lautaro Martinez è stato condannato a risarcire i familiari di una baby-sitter gravemente malata, che è morta pochi mesi dopo aver presentato ricorso.
La donna, di origini argentine come il calciatore, era stata assunta da Martinez per prendersi cura della figlia Nina. Tuttavia, alcuni mesi dopo l’assunzione, la donna si era ammalata gravemente e aveva dovuto essere ricoverata in ospedale.
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In quel momento, Martinez l’aveva licenziata, ritenendo che avesse superato il numero di giorni di malattia consentiti dal contratto.
Il giudice del Lavoro del Tribunale di Milano ha ritenuto il licenziamento illegittimo, ordinando a Martinez di risarcire i familiari della donna con una somma di circa 200mila euro.
La decisione del giudice è stata motivata dal fatto che Martinez non aveva dimostrato di aver preso in considerazione le condizioni di salute della donna al momento del licenziamento.
Martinez ha respinto le accuse, sostenendo che la donna era già malata quando era stata assunta e che lui non era a conoscenza della gravità della sua malattia.
Ha inoltre affermato di essersi reso disponibile a elargire gli importi indicati dal giudice a un’associazione benefica, ma che la famiglia della donna aveva rifiutato.
La vicenda ha suscitato un forte dibattito in Argentina, paese d’origine sia di Martinez che della donna. Alcuni hanno accusato il calciatore di aver approfittato della malattia della donna per licenziarla, mentre altri hanno sostenuto che Martinez è stato vittima di un’ingiustizia.
L’attaccante dell’Inter si difende: “Stava morendo e i suoi pretendevano soldi”
“Ho scelto di rimanere a lungo in silenzio per rispetto a una famiglia che non ne ha mai avuto con noi. Però non permetterò che insudicino la mia e la nostra reputazione. Abbiamo assunto una persona che era già malata, amica da tutta la vita, finché purtoppo non ha potuto più lavorare perché la sua malattia non glielo permetteva”.
Lo scrive Lautaro Martinez in una storia su Instagram, intervenendo sul caso del licenziamento della sua babysitter.
“Dopo aver fatto molto per lei e la sua famiglia, dopo esserci fatti carico dei loro voli per farli venire in Italia, averli aiutati a trovare camere nell’ospedale quando era pieno, aiutare coi trattamenti medici e con gli alloggi della famiglia della ragazza, che abbiamo dovuto convincere a venire a curare la loro figlia che stava morendo.
Dopo aver dato loro tutto hanno aspettato che la figlia stesse per morire e non fosse lucida per tentare di soffiarci del denaro e approfittarsi della situazione, non solo questo ma anche insistendo dopo la morte della ragazza e gli è andata male, non poteva andare diversamente”.
“Ora dopo che è uscita la sentenza, nella quale non hanno potuto ottenere neanche un euro perché non gli spettava, perché il nostro aiuto, il nostro grande aiuto (in maiuscolo, ndr) l’abbiamo dato alla ragazza quando dovevamo, provano a insudiciarci così? Che tipo di persona devi essere per tentare di approfittare della morte di un figlio per fare soldi? Famiglia Lizzola-Lembo disgustosa. Andate a lavorare”, conclude in maiuscolo.
Articolo pubblicato il giorno 11 Ottobre 2023 - 20:38