L’Italia risarcirà centinaia di ex dipendenti del Banco di Napoli e di quello di Sicilia che gli hanno fatto causa alla Corte europea dei diritti umani.
Il loro ricorso è giunto a Strasburgo nel 2009, ma la Corte ha dato formalmente il via alla parte “processuale” alla fine dell’agosto del 2022. Roma, in base all’accordo accettato dalla Corte, ma non dai ricorrenti, verserà un indennizzo totale che supera il milione di euro.
La maggior parte degli ex dipendenti o i loro eredi, perché nel frattempo molti sono deceduti, riceverà 4mila euro, mentre circa un terzo cifre che variano tra i 4.200 e i 17.200 euro.
Nel proporre l’accordo il governo ha riconosciuto anche di aver violato il loro diritto a un equo processo. Ed è per questo che ex dipendenti saranno risarciti, come stabilito dalla sentenza del maggio 2012 della Corte di Strasburgo sul caso di altri 4 pensionati del Banco di Napoli. I fatti risalgono alla privatizzazione delle due banche che decisero di applicare anche a chi era andato in pensione prima del 31 dicembre 1990 un meccanismo di perequazione meno favorevole, versando quindi agli ex dipendenti importi più ridotti.
Mentre queste persone erano in causa, e ottenevano sentenze favorevoli, fu emanata la legge 243/04, che all’articolo 1, comma 55, che di fatto dava ragione alle due banche. A causa di questa nuova legge gli ex dipendenti persero l’appello in Cassazione. Dagli atti pubblicati dalla Corte di Strasburgo sul caso emerge che nessun erede ha deciso di continuare la causa per un centinaio di ex dipendenti deceduti tra il 2009 e il 2023, e che quindi per queste persone non sarà versato alcun risarcimento.
Tutti coloro che hanno portato questi ricorsi a Strasburgo, e a cui l’Italia verserà anche 200 euro ciascuno per le spese legali, sono stati rappresentati dallo stesso avvocato, Giuseppe Ferraro, del foro di Napoli.
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