“Siamo una squadra ricca di talento, in grado di potersela giocare su tutti i campi. Posso promettere una squadra che darà l’anima”. Lo ha detto Filippo Inzaghi, neo allenatore della Salernitana al posto di Paulo Sousa, esonerato, nella conferenza stampa di presentazione.
“Giocheremo bene o male, questo non lo so. Credo che questa squadra sia forte, l’anno scorso mi divertiva, non ha perso nessuno e deve ritrovare la sua strada. Ora però dobbiamo dimostrarlo sul campo partendo da scontri diretti delicati. Una squadra con dieci nazionali non dovrebbe lottare per non retrocedere”.
“Alleno da dieci anni – ha aggiunto Inzaghi, al debutto sulla panchina dei granata in casa contro il Cagliari il prossimo 22 ottobre – e il problema è che i calciatori a volte si sentono meno forti di quelli che sono. Sarà mio compito fargli tirare il massimo, meritandoci l’impegno della società”.
“Ero stanco di riposarmi, non ne potevo più”. Filippo Inzaghi scherza nel giorno della sua presentazione a Salerno. Poi si fa serio: “Non sapevo più se questo calcio meritasse la mia onestà e la mia professionalità. Puoi vincere o perdere ma devi essere onesto intellettualmente. Guardavo il telefono ogni momento e aspettavo la chiamata di gente come Iervolino e come De Sanctis”.
Affetto per il pubblico granata: “So già che pubblico c’è, in questo stadio ho fatto doppietta nel 1998. Nel riscaldamento non riuscivo nemmeno a parlare con i compagni, a Monza c’erano 3000 persone e questa cosa mi ha colpito”.
Il futuro dipende dal lavoro: “Non è con i nomi che ci salviamo. Oggi non posso fare promesse di alcun genere. Se diranno che non lottiamo andrò a casa. Non so se giocheremo bene o male, sfido chiunque ad affermare il contrario. Però dobbiamo essere bravi a far punti, è questo che fa grande una squadra. L’anno scorso era bello veder giocare la Salernitana, ha mantenuto la stessa ossatura e sono arrivati calciatori bravi. I giovani vanno supportati e noi cercheremo di trasmettere fiducia. Sono certo che ci possiamo salvare ma dobbiamo dimostrarlo”.Si chiede molto a Dia: “Per me è una prima punta, ma può giocare anche assieme a un’altra punta o trequartista. E’ un calciatore che va recuperato, ci deve fare 15 gol altrimenti non portiamo a casa le penne”.
Perché Salerno: “Quando sono andato al Brescia mi davano del pazzo, quando sono passato dal Milan in A al Venezia in C mi dicevano che ero matto. Ora mi chiedono chi me lo abbia fatto fare visto che la Salernitana è penultima. Io sono la persona più felice del mondo. Quando capisco cosa rappresento per la gente mi passa la tristezza, io voglio trasmettere quello che sono. Da allenatore ho vinto e ho perso, ma ho voglia di rialzarmi con forza. Non smetto mai di imparare, cambio idea senza fossilizzarmi su un solo concetto. C’è gente che porta a casa la Champions e poi viene esonerata dopo pochi mesi. A me spetta fare meno danni possibili, noi tecnici ci montiamo la testa e pensiamo di aver inventato il calcio ma in campo vanno i giocatori. Io devo valorizzare le loro potenzialità, senza concedere alibi. Con una società del genere non possiamo aggrapparci a nessuna scusante”.Dramma a Ischitella, frazione di Castel Volturno, dove una donna di circa 50 anni, di… Leggi tutto
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