Il clan Pesacane dal 2018, dopo la scarcerazione dei capi, sopratto del boss Giuseppe detto Peppe e’ Pesacane aveva ripreso le attività, riallacciando legami con i Gallo-Limelli-Vangone.
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Si erano reinventati nel traffico di droga, estorsioni e usura, coinvolgendo anche imprenditori locali come prestanome. Ieri, 21 persone sono state arrestate in un vasto blitz condotto dai Carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata contro il clan Pesacane, attivo tra Boscoreale e Boscotrecase.
Secondo le autorità, il gruppo era guidato dai cinque fratelli Pesacane, tutti arrestati ieri su mandato del tribunale di Napoli. L’accusa comprende reati come associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di droga, usura, riciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso. Il clan si autofinanziava attraverso usura ed estorsioni.
Il pizzo veniva imposto a imprenditori e commercianti nella zona, con minacce e violenze in caso di rifiuto. Il clan gestiva anche un giro di slot machine nei centri scommesse locali, estorcendo il 5% dei ricavi a un’azienda fornitrice. Le vittime dell’usura, tra cui titolari di negozi, lavoratori e imprenditori, erano costrette a restituire migliaia di euro di interessi su piccoli prestiti iniziali.
Dopo l’arresto del capoclan Peppe “o Pesacane”, il fratello “Franchino” si occupava del pagamento degli stipendi agli affiliati e ai detenuti. Gabriele, soprannominato “Sandro”, era il finanziatore e custode delle armi.
Martire e Ranieri facevano ronde armate durante le tensioni con i Gallo-Limelli-Vangone e partecipavano alle estorsioni insieme a Pasquale Pesacane. Il giovane Galise era l’autista del boss Giuseppe Pesacane, mentre Carotenuto era coinvolto nell’usura e reinvestiva i profitti in una concessionaria.
“Sandro” Pesacane riciclava i proventi dell’usura in una rivendita di fiori e articoli cimiteriali a Terzigno e in distributori di carburante tramite prestanome. Infine, Francesco Caso controllava la piazza di spaccio di piazza Vargas a Boscoreale. Il clan Pesacane si era reincarnato, perpetrando attività illecite nel territorio.
Il clan si riforniva di droga dalla sorella del defunto capoclan Vangone e gestiva una piazza di spaccio a piazza Vargas a Boscoreale.
Il clan imponeva il pizzo a diversi imprenditori e commercianti fino a Terzigno e Trecase. Tra le vittime c’erano negozianti, agenzie funebri e un’azienda che forniva le slot ai centri scommesse. Chi si rifiutava di pagare, finiva per subire minacce e pestaggi.
Il vero business del clan era legato all’usura. Le vittime erano costrette a restituire interessi esorbitanti su piccoli prestiti.
Tra gli arrestati ci sono i cinque fratelli Pesacane: Giuseppe, Francesco, Gabriele, Pasquale e Salvatore. Altri arrestati sono:
Giovanni Galise, autista del boss Giuseppe Pesacane;
Antonio Carotenuto, coinvolto nell’attività di usura;
Francesco Caso, detto “vrzetiell”, che controllava la piazza di spaccio di piazza Vargas;
Antonio Martire e Salvatore Ranieri, che hanno effettuato vere e proprie ronde armate.
E poi gli emergenti Nicola Galise, Alessandro Carotenuto e Raffaele Solimeno, e ancora Francesco Curcio, Francesco Caso e Pasquale Ferricelli.
Agli arresti domiciliari, invece, per Azzeddine Janani, Francesco Severino, Gennaro Russo, Ferdinando Cirillo, Gilberto Natale, Rosaria Vangone (sorella del defunto capoclan), Carmela Gallo e Pasquale Ingenito.
(nella foto da sinistra il boss Giuseppe Pesacane e i fratelli Umberto, Francesco e Gabriele)
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