Nell’area dei Campi Flegrei, “la Protezione civile sta effettuando già da qualche anno un’attività di ricognizione della vulnerabilità dell’edificato, con il centro Plinius, che ha già ha dato una preziosa base conoscitiva per un totale di 4mila edifici ispezionati, che è circa il 26% dell’intera popolazione degli edifici del Comune di Pozzuoli, e che è stimata a oggi a 15mila immobili residenziali”.
Così Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile, in audizione alla Commissione Ambiente alla Camera sul fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei. “Ovviamente – ha spiegato – è una valutazione speditiva, più speditiva di quella che andremo a fare nell’area bradisismica delimitata”.
“Il Servizio nazionale di protezione civile, nella sua ampia rappresentazione, si rende disponibile e utile per contribuire a scelte che non sono di protezione civile ma che poi lo diventano nel momento in cui non sono in linea e rispettose dell’utilizzo del suolo o dell’analisi dei rischi. Il sistema di protezione civile in una logica moderna dovrebbe essere considerato come supporto a scelte”.
Lo ha detto Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento di Protezione civile, ascoltato in Commissione Ambiente alla Camera sul fenomeno del bradisismo nei Campi flegrei sottolineando che “il tema è che noi non entriamo nelle dinamiche urbanistiche e territoriali.
Sto parlando di decenni in cui sul territorio nazionale sono state fatte delle scelte urbanistiche e territoriali che hanno consentito di trovarci oggi ad affrontare una situazione del genere”.
Curcio ha evidenziato che “a fronte di molte e diffuse aree del territorio nazionale che sono esposte, anche in maniera rilevante e a diverse tipologie di rischi di protezione civile, il Sistema spesso è chiamato a intervenire con urgenza nel momento in cui si verifica qualche cosa, anche se in qualche modo le dinamiche operative potevano tenere conto del rischio presente”.
In quest’ottica i Campi flegrei – ha sottolineato il capo del Dipartimento della Protezione civile – “diventano un caso davvero particolare perché non parliamo di eventi di tre secoli fa, ma di eventi accaduti nel 1970, nel 1980 e che dunque risalgono anche nella memoria non solo storica ma anche contemporanea della popolazione.
Ripercorrere nuovamente un’azione che è già stata effettuata – ha concluso – ci pone nella possibilità di ribadire che il Sistema di protezione civile dovrebbe essere tenuto in conto anche in altri tipi di pianificazione nel momento in cui si fanno sul territorio scelte urbanistiche o di uso del suolo”.
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