A Radio CRC nel corso della trasmissione “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Adriano Bacconi, allenatore e match analyst, che ha parlato del momento del Napoli e del big match per gli azzurri all’orizzonte: quello di domenica sera, allo stadio Maradona, contro il Milan.
“Il Milan cerca di giocare a calcio, di fare la partita, giocare alto e fare possesso nella metà campo avversaria.Tutto questo crea un dispendio energetico e spazi lasciati agli avversari.
Quando gli avversari hanno grandi qualità sai che ti prendi grandi rischi.Se trovi giornate come quella di ieri dove Leao sbaglia sempre l’ultima scelta e Giroud viene marcato bene e non riesce a concretizzare, le partite cambiano per episodi”.
“Bisogna capire il Napoli a questo punto che è simile al Milan, vuole giocare e stare nella metà campo avversaria.
L’ingresso di Cajuste al posto di Anguissa ha dato più compattezza al centrocampo perché è più veloce e rapido nelle scelte.Garcia va a costruire un possesso palla più verticale.
Anguissa si sposava con l’idea di giocare con tanti passaggi corti, a Cajuste piace attaccare e giocare in verticale, è più dinamico.Sta accelerando un po’ la metamorfosi dal Napoli di Spalletti a quello di Garcia.
Con queste due vittorie il Napoli ha dimostrato di essere una squadra viva”.
“La squadra secondo me si è ricompattata e ha dimostrato di poter giocare senza Osimhen, non era scontato.Il gol di Raspadori è importante perché recuperarlo è fondamentale.
Il Napoli ha dimostrato con Giuntoli o senza Giuntoli di aver comprato dei calciatori bravi.Lo stesso Natan che non è male neanche nella costruzione del gioco.
Kvaratskhelia è tornato il giocatore dell’anno scorso, parliamo di una squadra in crescita.Il pessimismo cosmico che attanaglia i tifosi non lo scopriamo oggi”.
“Col Verona, il Napoli ha fatto una grande partita e non era scontato per niente.
Il Verona ti fa giocare male.Se il Napoli trova le sue convinzioni, magari giocare in verticale è anche meglio per Kvaratskhelia o Osimhen.
Non è detto che devi vincere per forza col modello di gioco dell’anno scorso quando hai vinto con 15 punti di vantaggio, ma c’è da contare che le altre non hanno fatto bene.Secondo me il Napoli negli ultimi tre mesi era andato in crisi di gioco, identità, con difficoltà fisica e mentale anche.
Penso che Spalletti sia andato via anche per questo motivo, perché ha avuto la sensazione che l’incantesimo si stesse spezzando”.
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