E’ caccia ai due detenuti evasi dal carcere minorile di Airola attraverso un buco fatto nella cella dove erano ospitati.
La polizia penitenziaria e le forze dell’ordine stanno passando al setaccio tutti i possibili ricoveri dei due: familiari, amici, conoscenti. Tutte quelle persone insomma che potrebbero aiutarli.
I due, entrambi da poco maggiorenni, e in carcere per reati contro il patrimonio ci avevano già provato la settimana scorsa durante un momento di trambusto causato dall’incendio di una cella di un giovane detenuto straniero con problemi psichici.
Salirono sui tetti ma furono riacciuffati. Ma nel frattempo da giorni, forse da mesi stavano scavando quel tunnel nel muro della cella stile “Papillon”, coperto dai lettini. E solo stanotte, quando già erano uccel di bosco, gli agenti penitenziari se ne sono accorti.
Ora vengono cercati in tutta la Campania anche se non è escluso che siano riuscirti a salire su un treno per dirigersi lontano. Per questo motivo si stanno controllando le telecamere della stazione di Airola, quella di Benevento ma anche le fermate dei bus.
“Il decadimento dei luoghi detentivi trasmette un messaggio di abbandono e solitudine, e rappresenta terreno fertile per proteste e malesseri nella popolazione ristretta”.
Lo scriveva nell’agosto 2020 il garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello, a proposito dell’istituto penitenziario minorile di Airola, oggi tornato sotto i riflettori per una duplice evasione.
Nella lettera, inviata ai vertici della giustizia minorile nazionali e locali, Ciambriello evidenziava una serie di carenze e di “gravi condizioni strutturali” dell’Ipm.
“La convivenza negli spazi detentivi deve promuovere la dignità e la sicurezza di queste giovani vite, ma ad oggi questo sta venendo meno nell’istituto, malgrado gli sforzi della direzione, dell’area educativa, del mondo del volontariato”, concludeva tre anni fa il garante, che oggi ha nuovamente reso noto il testo “per sottolineare, con profondo dolore, come poco o nulla sia cambiato”.
“L’evasione di due detenuti dal carcere minorile di Airola, nel Beneventano, testimonia che fuggire da un penitenziario è diventato un ‘gioco da ragazzi’ e che l’emulazione delle gesta di detenuti adulti è parte integrante della ‘scuola’ di formazione di piccoli criminali di domani”.
Lo sostiene Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato Spp, che giudica le modalità di evasione da Airola “le più classiche dei film sulla fuga dalle carceri: basta forare una o due pareti e calarsi fuori con lenzuola”.
“La verità è che l’attuale sistema carcerario per minori – osserva- rivela tutta la sua inadeguatezza e si conferma una sorta di scuola per delinquere con il 90% di chi entra che si avvia verso una ‘carriera criminale’ passando come stadio successivo immediato al carcere normale.
Per il sindacato “le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse di quelle prospettate dal Ministero che pensa semplicemente di estendere la platea di minori perseguibili. Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazioneevasione
oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste, oltre che con scarso personale”.
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