Chiunque metta piede sul così definito “Treno bianco” che trasporta gli ammalati a Lourdes, al ritorno non sarà più la persona che è partita, non può assolutamente esserlo.
Il vero miracolo, legato a questo luogo ai piedi dei Pirenei, non è quello che si esce “asciutti” dalle piscine dopo aver fatto il bagno (rinnovo del battesimo) ma, è quello che si assiste a qualcosa che a tratti appare inverosimile; il vero miracolo è nel pieno di amore e umiltà che si fa in questo luogo, affinché lo si possa trasferire nella vita quotidiana.
Ognuno parte con tante aspettative, si ritorna carichi di speranza e con la certezza che la Madonna ci ha ascoltati.
Un’esperienza di forte impatto emotivo che suggerisco a chiunque di fare almeno una volta nell’arco della vita, a prescindere dalla fede cristiana.
Lourdes è “la sala d’attesa del Paradiso”, è una sfida con se stessi, anche se, il tendere una mano a chi è in difficoltà, dovrebbe essere un “qualcosa” che si rivela in maniera naturale; diversamente non si può parlare di genere umano.
La narrazione è un campo “minato” in considerazione del fatto che le pagine del romanzo raccolgono la fede cristiana appunto, costellata da molteplici episodi goliardici dei quali l’autore è protagonista.
Sì, proprio lì, in un logo sacro; d’altronde “Gesù ci suggerisce di sorridere alla vita” è ciò che l’autore da sempre sostiene e lui senza ombra di dubbio ha fatto suo tale consiglio, applicandolo in qualunque circostanza.
Il racconto è liberamente ispirato alla realtà, è l’esperienza dell’autore e dei suoi molteplici viaggi a bordo del treno, in qualità di “barelliere”.
Pertanto vuole essere un omaggio ai barellieri e le dame che si adoperano per assistere gli ammalati durante il viaggio e la permanenza a Lourdes.
Il viaggio e la permanenza durano una settimana e molti di essi, la considerano una vera e propria vacanza che per una volta all’anno li porta lontano dalla solitudine e dalla monotonia della vita.
Ci si innamora, si fanno nuove amicizie. Sorrisi, carezze, abbracci, durante quest’esperienza abbondano, e come profumato nettare, inondano tutti coloro che vi partecipano.
Nelle pagine del racconto sono espressi gli stati d’animo di coloro che ho conosciuto e che non dimenticherò mai; è sottolineato il mio stato d’animo messo a dura prova in molte circostanze, come da quando ho iniziato a svolgere il mio servizio alle piscine. C’è un capitolo, intitolato “Il giorno dei giorni”, è appunto il giorno in cui, ritengo che Gesù mi abbia letteralmente indicato la strada da percorrere.
Nel racconto, oltre la minuziosità del viaggio, è sottolineata l’importanza dei sacramenti e dei comandamenti, il terzo in particolare “Ricordati di santificare le feste” (Natale e Pasqua). Episodi di vita vissuta, durante i quali si sono verificate circostanze che di certo hanno conferito la Santità, non certo all’autore ma, a tutti coloro che si sono trovati a passare di là.
“La solidarietà è il sentimento Principe sul quale si fonde il rispetto tra i popoli e tra i singoli individui”, sostengo e sosterrò fino al mio ultimo respiro. Il testo, tra i tanti obiettivi ha appunto quello di sensibilizzare chiunque verso questa “maniera di essere”.
Sorridere seriamente alla vita e seriamente sentirsi uomini; alla fine, al cospetto di coloro che presentano abilità diverse dalle nostre, siamo noi a trarre vantaggio, gli “ospiti” così definiti nel racconto trasferiscono gioia e amore incondizionatamente.
E allora? I “disabili” sono loro o siamo noi altri che magari ci incazziamo se non troviamo il posto per parcheggiare?.
Probabilmente le nostre disabilità (io per primo), non sono visibili, risiedono nell’anima.
Il racconto è anche un grande ringraziamento a Dio, per la fortunata condizione di autosufficienza.
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