L’uso di telefoni cellulari all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere da parte dei detenuti, compresi quelli condannati per reati legati alla camorra, è una problema che emerge in numerose indagini condotte dalla Procura Antimafia.
Nel 2022, il nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Napoli, sotto la supervisione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha avviato un’indagine mirata per contrastare questa pratica.
Gli investigatori sono riusciti a individuare non solo chi aveva introdotto i telefoni cellulari all’interno del carcere, ma anche tutti i detenuti che ne avevano fatto uso per comunicare con l’esterno. Quindici persone su 41 indagati hanno scelto di essere giudicate con rito ordinario dal giudice monocratico del Tribunale di Caserta, Federica Villano, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura.
Tra i 15 imputati figurano Manuel Catello Spagnuolo, 23 anni, di Castellammare di Stabia; Andrea Evacuo, 44 anni; Andrea Gallo, 35 anni; e Raffaele Vitiello, 52 anni, tutti di Torre Annunziata.
E poi ancora Antonio Casarano (41 anni) di Nocera Inferiore; Ignazio D’Angelo (33 anni), Giuseppe Ferriero (29 anni), Antonio Ponticelli (30 anni), di Napoli; Rudy Letizia (31 anni) di Casal di Principe; Ciro Marino (38 anni) di Santa Maria Capua a Vetere; Alessandro Massaro (35 anni) e Alberto Piscitelli (58 anni) di Caserta; Emanuele Zuppa (35 anni) di Aversa; Luciano Strafile (45 anni) di Cerignola; Chukwuemaka Umeakanne (58 anni) nigeriano.
Le accuse riguardano l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte dei detenuti, reato punito con una pena che va da uno a 4 anni di reclusione. Le indagini nel carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere sono scattate nel 2022, quando le intercettazioni telefoniche ordinate dall’Antimafia hanno rivelato che i detenuti riuscivano a comunicare con l’esterno.
Il nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Napoli ha condotto perquisizioni in tutte le celle, durante le quali sono stati scoperti quattro telefoni cellulari, in possesso dei detenuti senza alcuna autorizzazione. Utilizzando i dati recuperati dai cellulari sequestrati, gli agenti sono riusciti a identificare tutti i detenuti che li avevano utilizzati per comunicare con persone al di fuori del carcere.
Inoltre, incrociando i dati dei tabulati telefonici con le chiamate ancora memorizzate nei cellulari, gli investigatori sono stati in grado di individuare chi aveva introdotto i telefoni nelle celle o li aveva utilizzati per effettuare chiamate. Questo fenomeno è stato oggetto di preoccupazione in varie indagini legate alla criminalità organizzata nella regione Campania.
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