Altro duro colpo inferto al narcotraffico internazionale. I militari della Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 persone tra Italia e Colombia.
Queste si aggiungono ad altre 7 già arrestate in flagranza di reato, in seguito alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Trieste, con la guida ed il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo giuliano, che hanno portato al sequestro di oltre 7 quintali di cocaina.
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A finire nel mirino degli inquirenti è stato l’Ejercito de Liberation National (ELN), gruppo paramilitare rivoluzionario del paese sudamericano, i cui interessi criminali nel mercato della droga toccano gli Stati Uniti e arrivano sino in Europa. Grazie alla consolidata collaborazione con l’Autorità Giudiziaria e la Polizia Colombiana, insieme all’Agenzia statunitense Homeland Security Investigations (HSI) e la Guardia Civil spagnola, oltre agli emissari del cartello sono stati individuati diversi gruppi criminali acquirenti, di origine francese, marocchina nonché collegati a importanti realtà di ‘ndrangheta e camorra, operanti in Lombardia, Campania e Calabria.
Fondamentale si è rivelato l’utilizzo di agenti sotto copertura. Sono 15 le “consegne controllate” effettuate nei primi mesi di quest’anno dai finanzieri, in perfetta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, grazie alle quali, oltre ad identificare broker e grossisti oggi attinti dalla misura cautelare, sono stati tratti in arresto anche trasportatori e fiancheggiatori di un collaudato sistema di smistamento sul territorio.
Oltre alla droga, il cui valore di acquisto per le organizzazioni si aggira sui 15 milioni e mezzo di euro e che sul mercato finale ne avrebbe fruttati dai 70 agli 80, sono stati sottoposti a sequestro anche 700mila euro in contanti e 8 automezzi.
Una cifra che i trafficanti avrebbero potuto ottenere una volta che i 717 chili di cocaina pura, provenienti dalla Colombia e sequestrati dalle forze dell’ordine, sarebbero stati tagliati. E’ uno dei dettagli che emerge dall’operazione Cultro 23, i cui risultati sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa in Procura.
Le misure cautelari, 14 eseguite oggi, riguardano, tra gli altri, 4 persone già in carcere e 5 cittadini colombiani, per i quali è stato disposto un mandato di arresto europeo; verranno inoltre attivate le procedure di estradizione.
Quattro i gruppi di criminali individuati in Italia: “Un gruppo francese con doppio passaporto franco-marocchino – ha spiegato il colonnello Leonardo Erre, comandante del nucleo Pef della Gdf di Trieste – un gruppo campano, con un soggetto che dovrebbe essere contiguo al clan Mazzarella; un gruppo calabrese, persone che già da evidenze processuali sono state condannate per associazione a delinquere perché componenti di ‘ndrine del clan di Siderno; un gruppo svizzero, di cui per ora è stato solo individuato il mediatore colombiano”.
Nell’ambito dell’operazione, cominciata lo scorso dicembre con il sequestro della droga in Colombia, sono state documentate consegne dello stupefacente per tre mesi. Agenti sotto copertura svolgevano un ruolo di logistica: custodivano la droga e lo consegnavano. Per il “disturbo” si facevano dare del denaro, pari a circa al 10% del valore della merce.
Da qui i 700mila euro sequestrati e messi a disposizione dello Stato. Ruolo chiave in questa operazione lo ha svolto il porto di Trieste, usato come “uno specchietto per le allodole – ha spiegato il procuratore capo, Antonio De Nicolo – per convincere i venditori colombiani a usare questa sede di destinazione”. Poi però la droga è arrivata in aereo e sotto sequestro. In generale, ha aggiunto De Nicolo, il porto di Trieste attrae tanti traffici leciti, ma “anche illeciti e va attenzionato”.
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