Nel giorno del funerale di Giovanbattista Cutolo, si ricorda a Napoli il diciassettenne Genny Cesarano, ucciso otto anni fa nella piazzetta della Sanità.
Dolori di periodi diversi, ma che si legano: “Napoli purtroppo non sta cambiando. Ma so che oggi tutti dobbiamo fare più ancora la nostra”, dice Antonio Cesarano, il padre del ragazzo.
“Io non sono d’accordo – prosegue – sulle leggi pesanti, chiedo invece per i giovani di Napoli che ci siano assistenti sociali, chiedo più interventi a livello di scuole aperte, di maestri di strada, affinché si possa tutti insieme capovolgere questa cultura della violenza”.
E a proposito degli annunci della politica, di colori diversi, che negli anni non è riuscita a cambiare certe dinamiche a Napoli, afferma: “Vedo le solite speculazioni elettorali, le solite passerelle. Le abbiamo vissute anche noi otto anni fa e oggi siamo ancora più indignati di allora, perché le vediamo uguali ancora oggi.
Ma alla fine in questi funerali i politici si mettevano e si mettono vicino alla bara, mentre la faccia vera l’abbiamo messa noi e la metteremo sempre noi come familiari di vittime innocenti di questo territorio. Siamo in una Napoli che non può perdere più suoi figli. Che i politici alla fine cambino qualcosa? Aspetto e ancora ci credo che faranno qualcosa”.
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