Una casetta rosa in una zona residenziale che sa di campagna, poco lontano da quella ferrovia che ha cambiato per sempre le loro vite.
È quella dove viveva Giuseppe Sorvillo, 43 anni, uno dei cinque operai morti mentre lavoravano sui binari alla stazione di Brandizzo. Ora in quella casa sono rimasti la moglie e i due figli, un bimbo e una bimba, intorno ai quali si sono stretti i familiari, arrivati dalla provincia di Caserta subito dopo l’incidente.
Fuori da casa, avvolta nel silenzio, con un piccolo giardino dove si fa fatica a immaginare le risa e la gioia dei giochi, un gruppetto di parenti che parlano piano. Fra di loro anche il fratello di Giuseppe, più giovane di lui di qualche anno.
“Eravamo noi due, lui il primo io il secondo. Sono partito subito nella notte, appena ho saputo” dice soltanto, con un dolore composto. Per loro, adesso, è il momento dell’attesa, prima di potere accogliere le spoglie di Giuseppe al quale dire addio.
Intanto anche nella casa in cui Sorvillo e la famiglia avevano vissuto in passato, c’è chi non li ha dimenticati e non riesce a credere a quanto è successo. “Siamo tutti sconvolti – dice una vicina che rientra con la spesa – è una cosa inaccettabile”.
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