“La situazione a Napoli è così disastrosa e quando ci sono violazioni dei diritti individuali da parte della criminalità è necessario intervenire con audacia e determinazione. Gratteri è la persona giusta al posto giusto”.
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Questa è stata l’affermazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al party di Italia viva, in riferimento alla nomina di Nicola Gratteri come capo della procura di Napoli. “Vive isolato, lavora 18 ore al giorno, ha l’unico scopo di combattere la criminalità organizzata”, ha evidenziato, ricordando di averlo chiamato “per esprimere congratulazioni”.
La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri “è parte del programma di governo”; “o la si fa completamente e correttamente, e allora è necessaria una riforma costituzionale”, oppure “la si fa nell’ambito costituzionale che abbiamo, ma non si ottengono i risultati che si otterrebbero tramite una riforma costituzionale. Nel primo caso, è una scelta a lungo termine, e si può fare durante la legislatura; oppure si possono introdurre diverse leggi”.
Lo ha ribadito il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sul palco del party di Italia viva a Santa Severa. “La scelta – ha precisato il ministro – è se vogliamo una riforma costituzionale, tenendo conto dei tempi e dei rischi che essa comporta, oppure se vogliamo una separazione delle carriere più o meno ridotta, che può essere effettuata tramite una legge ordinaria”.
Nordio ha sottolineato che “la separazione delle carriere è essenziale per un processo accusatorio”, come quello previsto dal codice di procedura penale del 1989 firmato da Giuliano Vassalli. Ma “per essere efficace” in questo senso, ha dichiarato il ministro, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri “deve essere combinata con la discrezionalità dell’azione penale”, che però richiede una riforma costituzionale.
“Un magistrato ‘malintenzionato’ o ‘inabile non deve essere sanzionato in sede civile, dove, tra l’altro, c’è l’assicurazione che copre. Deve essere allontanato dalla magistratura”.
È illusorio pensare che un aumento delle pene possa fungere da deterrente. La pena, però, è il segnale che lo Stato invia per mostrare l’attenzione nei confronti della gravità di certi reati. In certi momenti storici – ha proseguito – è opportuno che lo Stato dia un segnale per dimostrare che è presente, è vigile e intende perseguire questo tipo di reato”.
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