Oggi, davanti al giudice per le indagini preliminari di Milano, Ileana Ramundo, è stata discussa la vicenda relativa alla misteriosa morte del ginecologo napoletano Stefano Ansaldi.
Il medico fu trovato morto sgozzato il 19 dicembre 2021 vicino alla stazione Centrale di Milano.
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La Procura ha presentato una richiesta di archiviazione del caso, ritenendo, dopo complesse e accurate indagini, che si sia trattato di un suicidio. Tuttavia, i legali della famiglia del dottor Ansaldi si sono opposti a questa decisione e hanno chiesto al giudice di riaprire le indagini.
L’inchiesta, condotta dai Carabinieri e inizialmente affidata al pm Adriano Scudieri (ora presso la Procura Europea), è poi passata all’aggiunto Laura Pedio e al pm Cecilia Vassena.
Durante le indagini, sono stati esaminati tutti gli aspetti della vicenda, ma si è giunti alla conclusione che si trattasse di un dramma personale. Nonostante ciò, sono state effettuate approfondite verifiche anche riguardo a un possibile omicidio, dato il carattere insolito della situazione.
Un team di esperti medico-legali nominati dalla Procura aveva già stabilito l’ipotesi del “gesto autolesivo”. Tuttavia, la famiglia del dottor Ansaldi, assistita dai legali Luigi Sena e Francesco Cangiano, è sempre stata convinta che il medico fosse stato ucciso da una persona che lo aveva aggredito alle spalle, causandogli la ferita mortale.
Dall’indagine è emerso che nessun testimone aveva visto il presunto aggressore fuggire dal luogo dell’incidente, e le telecamere di sorveglianza non avevano catturato immagini di persone sospette in fuga. Sul luogo della morte sono stati ritrovati il Rolex di Ansaldi (che aveva problemi finanziari ed era arrivato quel giorno in treno da Napoli) e una valigetta contenente pochi oggetti personali.
Il medico indossava guanti in lattice, e sul coltello non sono state rilevate impronte digitali. Si è anche cercato di stabilire se il dottor Ansaldi avesse avuto un appuntamento quel giorno, ma le indagini non hanno fornito conferme in merito.
I familiari del defunto hanno richiesto la riapertura dell’inchiesta con nuovi accertamenti, in particolare medico-legali, e l’approfondimento della pista economica. Quest’ultima riguarda “bonifici all’estero” e segnalazioni di operazioni sospette “trasmesse da alcune banche,” con l’obiettivo di comprendere se questo flusso di denaro possa aver rappresentato un possibile movente. La decisione spetterà al giudice, che dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni.
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