Un viceprocuratore onorario del Tribunale di Lecce e un avvocato, insieme a cinque altre persone, sono accusati di manipolare indagini e di archiviarle dietro pagamento: le accuse includono corruzione per l’esercizio delle funzioni, corruzione in atti giudiziari, induzione indebita e concussione.
L’inchiesta, coordinata dalla procura di Potenza e condotta dalla guardia di finanza, ha portato a perquisizioni in diverse città, non solo in Puglia, ma anche in Campania e nella provincia di Roma. Altre indagini, generate da intercettazioni, sono in corso presso la procura di Benevento.
I due principali indagati sono Antonio Zito, un avvocato di 57 anni residente nella provincia di Taranto, che svolge il ruolo di viceprocuratore onorario presso il Tribunale di Lecce, e l’avvocato Giancarlo De Valerio, 47 anni, nato a Mesagne (Brindisi) e residente a Manduria (Taranto), iscritto al Foro di Lecce.
L’inchiesta ruota attorno al loro coinvolgimento nel presunto insabbiamento di indagini riguardanti un imprenditore svizzero, il quale avrebbe pagato 12.000 euro per questo motivo ed è anch’egli sotto indagine. Sono coinvolti anche due funzionari dell’Asl di Taranto e un medico della stessa Asl.
L’indagine è stata avviata lo scorso anno a seguito delle segnalazioni ricevute dalla Guardia di Finanza riguardanti presunti illeciti commessi dal magistrato onorario, che oltre a svolgere il ruolo di viceprocuratore onorario presso la procura di Lecce, svolge anche quello di avvocato penalista nel tarantino con uno studio a Crispiano.
Zito è coinvolto anche in un’inchiesta parallela aperta dalla procura di Benevento per altri reati, derivata da intercettazioni scoperte durante l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza.
In totale, i soggetti indagati nelle due inchieste sono una decina. Le perquisizioni di oggi, durante le quali è stata acquisita documentazione a fini investigativi, sono state eseguite in varie città, tra cui Lecce, Taranto, Napoli, Benevento e la provincia di Roma.
Non è la prima volta che un’inchiesta coinvolge l’attività giudiziaria a Lecce: lo scorso maggio il magistrato pugliese Pietro Errede, precedentemente in servizio al Tribunale salentino e successivamente trasferito a Bologna, è stato posto agli arresti domiciliari insieme a tre commercialisti nell’ambito di un’indagine per concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione nel Tribunale fallimentare.
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