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Il questore di Trapani vieta funerali pubblici per Matteo Messina Denaro

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Come era previsto, il questore di Trapani ha vietato il funerale pubblico per Matteo Messina Denaro, morto ieri notte all’ospedale de l’Aquila.

Le esequie, dunque, si svolgeranno in forma privata nel camposanto di Castelvetrano appena la salma, su cui tra qualche ora verrà effettuata l’autopsia, arriverà nel paese del trapanese. Dopo gli accertamenti autoptici, l’autorità giudiziaria disporrà la restituzione del corpo del capomafia alla famiglia

. A L’Aquila da giorni c’è la nipote del capomafia, che è anche il suo difensore e il suo tutore legale, Lorenza Guttadauro. E’ stata la Guttadauro a contattare l’impresa funebre incaricata del trasporto in Sicilia del feretro.

Alle esequie, che si svolgeranno in un cimitero blindato e off limits al pubblico, non dovrebbe partecipare un sacerdote neppure per una benedizione. La Chiesa nega i funerali religiosi ai mafiosi e comunque il capomafia aveva espressamente lasciato scritto di non volerli.

Arrivera’ all’alba domani, a Castelvetrano dopo aver percorso 11 ore, di macchina, il feretro dell’ex padrino di Cosa Nostra. Matteo Messina Denaro ha vissuto gli ultimi giorni della sua esistenza sotto profonda sedazione, con i medici che via via hanno allentato le cure per la terapia del dolore, cosi’ come il boss stesso aveva chiesto nel suo testamento biologico.

Il ricovero in ospedale si era reso necessario prima per complicanze di natura urologica e poi per un intervento necessario a curare una occlusione intestinale. A seguito di questa ultima operazione era stato trasferito per molti giorni nel reparto di Terapia intensiva, prima dello spostamento finale in quello riservato ai detenuti, in un’ala dell’ospedale sorvegliata giorno e notte da decine e decine di agenti delle forze dell’ordine.

All’Aquila l’ex capo di Cosa Nostra era arrivato il 17 gennaio scorso, subito dopo l’arresto nella clinica “La Maddalena” di Palermo. Nel carcere delle Costarelle, in zona Preturo, Messina Denaro era stato rinchiuso in regime di 41 bis, ma contestualmente era stata allestita una cella-ambulatorio per sottoporlo alle infusioni di chemioterapia, sotto controllo medico e infermieristico.

Quando le sue condizioni sono peggiorate e’ stato trasferito in ospedale. Negli interrogatori in carcere, davanti al procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guido, ha risposto sempre in modo sferzante alle domande sulla sua latitanza e sull’appartenenza a Cosa Nostra, negando i gravissimi addebiti che gli sono stati mossi. E, ovviamente, sostenendo che non avrebbe mai collaborato con la giustizia.


Articolo pubblicato il giorno 26 Settembre 2023 - 20:06

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