“E’ da oltre un decennio che si parla di rischio vulcanico nella nostra Regione vista la presenza del Vesuvio e dei Campi Flegrei ma pochi passi in avanti sono stati fatti sul lato della mitigazione del rischio, con piani di evacuazione aggiornati di volta in volta ma che lasciano più di un dubbio sulla loro applicabilità”. Così, in una nota, Legambiente Campania interviene sul rischio vulcanico nei Campi Flegrei.
“La delimitazione delle zone rosse e gialle, i dati scientifici e di monitoraggio sono noti da tempo e, anche se approfonditi e costantemente aggiornati, ci consentono, ed è già tantissimo, solo di graduare i livelli di allerta, di fronte a fenomeni che restano comunque imprevedibili rispetto alla certezza del tempo di allarme e all’entità e progressività dei fenomeni”.
“La soluzione, a fronte della pericolosità certa, sarebbe stata ed è tuttora quella di applicare il principio di precauzione, riducendo la popolazione esposta, programmando e pianificando misure di alleggerimento del carico insediativo a favore del riequilibrio tra aree costiere e aree interne della Campania; invece in tutta l’area metropolitana di Napoli si è continuato a costruire e gli insediamenti sono andati crescendo, un magma di cemento parallelo al silenzio dei vulcani”.
“I piani di evacuazione non tengono conto anche dello stato di stress e di paura generato da un esodo in piena attività dei vulcani con gli inevitabili danni progressivi a edifici e strade; i cittadini sanno che saranno “dirottati” in regioni lontane senza sapere chi e come realmente dovrebbe ospitarli. In sintesi, piani di emergenza e prove di evacuazione che risalgono alle calende greche, ritardi nelle informazioni e soprattutto nel coinvolgimento dei cittadini”.
“Siamo ancora allo stato di ‘io speriamo che me ne scappo’, mentre abbiamo tutti gli strumenti per articolare nell’immediato piani di evacuazione dettagliati, procedendo prioritariamente a rendere pervie e agevolmente percorribili le vie di fuga, stradale, ferroviaria e marittima, con simulazioni dinamiche sugli scenari e approdi di fuga da articolare per stati di allerta arancione e rosso”.
“La pianificazione d’emergenza e l’organizzazione delle strutture e delle risorse umane hanno un ruolo fondamentale ai fini della gestione del rischio in chiave preventiva, c’è bisogno di un’accelerazione, di un piano strutturato che deve vedere la comunità scientifica, le amministrazioni in tutte le sue diramazioni e la cittadinanza lavorare insieme all’insegna della condivisione, nella continuità degli interventi e della responsabilità”.
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