I nove ragazzi del branco sono stati descritti come “brutali” e “senza pietà” dal giudice per i minorenni, Umberto Lucarelli, nell’inchiesta sugli stupri alle cuginette di Caivano.
Alcuni di loro sono ancora poco più che bambini, ma hanno già precedenti penali. Sono accusati di aver commesso atti di violenza su due ragazzine indifese, minacciandole e trattandole come oggetti.
Il giudice ha disposto il trasferimento di sei minori in un carcere minorile e il collocamento di un settimo in una comunità. I due maggiorenni, invece, sono stati incarcerati su decisione del giudice ordinario.
Secondo il giudice, i nove indagati hanno dimostrato di essere “privi di scrupoli” e le loro personalità sono state definite “assolutamente inquietanti”. Credevano di poter sottomettere le vittime per un lungo periodo di tempo, grazie alla vergogna che avevano instillato in loro minacciando di diffondere i video delle violenze o di rivelare tutto al padre delle vittime.
Il giudice ha sottolineato anche la totale mancanza di pietà dei ragazzi e il livello umiliante a cui hanno sottoposto le vittime. In una occasione, una delle ragazzine è stata costretta ad assistere alla violenza subita dalla cugina, mentre in un’altra occasione lo stupro è stato trasmesso in diretta durante una videochiamata, mentre gli spettatori ridevano.
È emerso che alcuni degli indagati hanno già precedenti penali, nonostante la loro giovane età. Sono stati accusati di reati come molestie, lesioni, estorsione e porto di coltelli. Uno dei ragazzi era già stato coinvolto in un tentato stupro ai danni di un’altra ragazzina, ma a causa dell’età non è stato processato.
Le famiglie di quattro degli indagati hanno precedenti penali gravi e numerosi, il che indica che i nuclei familiari non sono in grado di garantire una supervisione adeguata sui minori. Le due ragazzine vittime di questa brutale violenza sono state collocate in una comunità per avviare un processo di recupero, che si prevede lungo e difficile.
Una delle due vittime è sola e non ha una famiglia in grado di sostenerla nella crescita. Anche l’altra vittima proviene da una famiglia con gravi problemi economici. Entrambe le situazioni hanno impedito alle ragazze di raccontare gli abusi subiti e di chiedere aiuto.
Tuttavia, quando la vicenda è stata denunciata ai carabinieri, le ragazzine si sono aperte e hanno finalmente trovato qualcuno a cui confidare i loro drammi vissuti. Il racconto delle due vittime è stato definito “liberatorio” e ha rivelato segreti che non avevano mai avuto la forza di rivelare nemmeno ai propri genitori.
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