E’ stato colpito tre volte, una volta alle spalle, Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne morto all’alba del 31 agosto scorso in piazza Municipio, a Napoli, durante una rissa scoppiata nel pub Dog Out.
Particolare choc che emerge da una primissima ricognizione: il volto di Giogiò era tumefatto, probabilmente dopo i colpi al viso da parte di chi brandiva uno sgabello del locale.
Questi i primi particolari dall’esito dell’esame autoptico che si è svolto nel pomeriggio di ieri nell’obitorio del secondo Policlinico. In sostanza tutti e tre i colpi sparati dal 17enne reo confesso dell’omicidio sono andati a segno. E tutti, di piccolo calibro, sono risultati ritenuti.
Ad eseguire l’esame è stato il medico legale Gianluca Auriemma. Gli avvocati Claudio Botti e Davide Piccirillo, rispettivamente della famiglia della vittima e del 17enne autore dell’omicidio, hanno scelto di non avvalersi di un consulente di parte.
Ora gli investigatori, avendo analizzato a fono le immagini delle telecamere, anche interne del locale, hanno un quadro ben preciso di cosa è accaduto quella maledetta notte.
Dai video si nota una ragazza chiede a uno dei soggetti fuori dal locale di spostare il motorino perché bloccava il passaggio. Poco dopo, iniziano le provocazioni all’interno del locale. Uno dei quattro presenti usa l’astuccio della maionese per spruzzarla sulla testa di uno dei membri della comitiva di Giogiò.
Dalle immagini si nota che il ragazzo chiede semplicemente spiegazioni. A questo punto si crea una tensione, con qualche spinta reciproca, fino a quando due dei quattro ragazzi provenienti dai Quartieri iniziano a picchiare gli altri. Utilizzano sedie come armi, mentre i ragazzi della comitiva di Giogiò cercano di difendersi nel miglior modo possibile.
Fino a questo momento Giovanbattista Cutolo non si è mosso e non è nemmeno nel centro della rissa; non partecipa al litigio, rimane nel retroguardia cercando di capire cosa stia accadendo. Anche il suo assassino .
Poi Giovanbattista Cutolo si muove per cercare di salvare un suo amico, che stava subendo i colpi più duri. È in quel momento che si consuma il dramma: Giogiò viene colpito in faccia ripetutamente da uno che impugna uno sgabello. Ed è qui che l’assassino si muove, prende la pistola, la alza all’altezza dell’uomo e spara tre volte. Senza motivo apparente.
Ma c’è un altro dettaglio destinato- come riporta Il Mattino- a essere decisivo per determinare la responsabilità degli altri tre maggiorenni presenti accanto all’assassino.
Dalle immagini, si nota chiaramente che uno dei tre, dopo aver sentito gli spari, si tocca il petto, evidentemente temendo di essere stato colpito, evidentemente sorpreso dall’uso della pistola da parte del minore. Questo potrebbe confermare il fatto che non sapeva che il suo amico fosse armato, contraddicendo l’ipotesi secondo cui la pistola era stata passata durante la rissa.
Il 17enne quindi avrebbe estratto la pistola e fatto fuoco contro Cutolo in quel momento di fronte a lui, sparandogli anche mentre quest’ultimo cercava di fuggire dal pub “Dog out”. Pur ferito da due proiettili, aveva avuto la forza di girarsi e muovere qualche passo
uscendo dal locale, ma il terzo colpo, quello esploso mentre era di spalle, lo ha ucciso.
Ricostruzione che smentisce quella fornita dall’assassino anche in sede di convalida: “Il giovane alto (“Giogiò” era alto un metro e 85, ndr) veniva verso di me con una bottiglia di vetro in mano e ho temuto che mi colpisse. Così ho premuto il grilletto per difendermi. L’arma mio era stata data poco prima da uno dei miei amici”.
Dal video, vagliato ripetutamente dagli investigatori della Squadra mobile della questura guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini, non si evince il passaggio dell’arma, almeno in quei frangenti ed ecco perché a nessun’altro è stato contestato l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
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