Prende il via domani, 16 settembre, la terza edizione del “Cilento festival – Pollica” che si terrà negli spazi del Teatro Sala Keys.
La manifestazione è dedicata ad Angelo Vassallo a tredici anni dal suo omicidio.
Tanti gli appuntamenti di qualità che animeranno il cartellone pensato dal fondatore e direttore artistico Girolamo Marzano.
Si parte con “I monologhi dell’Atomica”, uno spettacolo di e con Elena Arvigo, un viaggio da “Preghiera per Cernobyl” di Svetlana Aleksievich (premio Nobel per la letteratura 2015) a “Racconti dell’Atomica” di Kyoko Hayashi. Elena Arvigo, recentemente insignita del premio nazionale “Le maschere del teatro italiano” come miglior attrice e come miglior spettacolo, porta al centro la figura femminile come testimone di episodi tragici legati alla guerra e alla criminalità delle scelte umane. I due luoghi all’origine dello spettacolo sono Chernobyl e Hiroshima. Il 26 aprile 1986 scoppia la centrale nucleare di Cernobyl, il 9 agosto 1945 viene lanciata una bomba atomica su Nagasaki per accelerare la resa del Giappone: due capitoli oscuri, due eventi che hanno segnato le coscienze e che qui vengono rievocati attraverso alcune testimonianze/monologhi tra le quali quella di Ljudmila Ignatenko, moglie di un vigile del fuoco, soldati, bambini e da Kyoko Hayashi, una scrittrice ma soprattutto una hibakusha, così si chiamano in Giappone i sopravvissuti alla bomba atomica. La ricostruzione non è degli avvenimenti, ma dei sentimenti attraverso lo sguardo di queste donne testimoni e scrittrici, in un’ideale staffetta per coltivare la necessità della memoria. “I Monologhi dell’Atomica” fa parte di un progetto sulle donne e la guerra dal significativo titolo “Le Imperdonabili”: una serie di studi iniziato da Elena Arvigo nel 2013 su figure di donne, testimoni scomode mitiche e reali, legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili perché, appunto, testimoni scomode della realtà che le circonda.
Il 22 e 23 settembre sarà la volta di Mariano Rigillo che interpreterà “Le verità relative di Umberto Eco”. Rigillo, che è uno degli attori italiani più acclamati dalla critica e dal pubblico, proporrà uno spettacolo molto intenso e particolare, capace di dare voce alla genialità del semiologo, filosofo e scrittore che con le sue parole ha saputo influenzare un periodo lungo e importante della storia culturale del Paese. Nel suo testamento Umberto Eco lasciò scritto che nei primi dieci anni dopo la sua morte non ci sarebbero dovute essere celebrazioni in sua memoria. Questo ha fatto sì che un tale genio rischiasse in qualche modo di finire nel dimenticatoio. Nessuna intenzione di venire meno a questa sua indicazione. L’obiettivo è invece quello di parlare di lui attraversando i vari momenti della sua attività. Eco era un uomo di grande e sottile ironia, che viene fuori anche da quelle “Bustine di Minerva” che scriveva sull’ultima pagina del settimanale L’Espresso per molti anni. Ed è questa la linea che sarà seguita per parlare di lui. Con Mariano Rigillo ci saranno Anna Teresa Rossini e Silvia Siravo. La tessitura drammaturgica è affidata a Daniele Tortora, docente di storia e letteratura italiana al liceo Leonardo Da Vinci di Vallo della Lucania.
Il 29 e il 30 Giuseppe Manfridi – tra gli autori italiani viventi più rappresentati – porterà in scena due testi, “La Castellana” e “La particina”. Il primo è ispirato alla figura della contessa ungherese Erzsébet Báthory (1560-1614). Convinta che il sangue delle fanciulle vergini le garantisse un’avvenenza eterna, fece del suo castello uno spaventoso luogo di sterminio seriale. I documenti del processo che le venne intentato contro, e che la condannò a essere murata viva, parlano di 650 vittime. Il secondo spettacolo inizia al serrarsi delle porte del teatro: ancora nel foyer si fa largo tra il pubblico lo stesso Manfridi che, presentandosi come una “guida”, accoglie i presenti identificandoli con un gruppo di turisti da introdurre all’incontro con uno strano esemplare scenico che i supposti gitanti sarebbero venuti a conoscere al pari di un animale esotico meritevole di una visita organizzata. Si tratta, in questo caso, di un prezioso esempio di ‘particina’ teatrale prelevata da uno dei testi più famosi di tutti i tempi: Romeo e Giulietta. A conclusione di questo singolarissimo prologo, la guida si avvia nello spazio della finzione, definito come ‘un sottoscala’ dove vengono tenute le ombre dei personaggi quando non siano chiamati a raccontare la storia di cui partecipano, e qui si incontra appunto con la particina per far sì che si manifesti e si esprima, sino a rivelare il segreto di cui è portatrice. Il dialogo si avvia difficile e spigoloso. La particina in questione, mortificata dal fatto di essere chiamata nella vicenda di Romeo e Giulietta solo per dire due battute e basta, cova un evidente rancore nei confronti del suo autore e dei suoi colleghi più rinomati. È permalosa e spesso ringhiosa. Da un lato difende la propria categoria, dall’altra non ne vorrebbe certo far parte.
Il 7 ottobre tocca a Lalla Esposito con “Concerto blu”. Lo spettacolo sarà un viaggio fra la poetica e la musica innovativa del grande Domenico Modugno, l’artista a tutto tondo che ha cambiato la musica italiana. Modugno personaggio solare, tempestoso, irruento diede prova di eccellente capacità artistiche anche a teatro, fino alla malattia che lo penalizzò nella fisicità. Come tutti i personaggi famosi così propulsivi aveva dentro una nota malinconica che forse era anche la molla della sua grande capacità artistica e della sua esuberanza. Lo spettacolo alternerà musica teatro canzoni a pagine del suo diario. Dalla nascita nella bellissima ma provinciale e stretta Polignano a Mare dove nacque, il suo sogno, il suo “Volare “ lo portò, anzi lo proiettò su palcoscenici di importanza nazionale ed internazionale fino negli Stati Uniti. La sua parabola ebbe la nota dolente con le sue disavventure in Fininvest che anticipò di poco l’eclissi della sua salute che in modo improvviso lo portò via, senza mai togliergli fino alla fine la capacità di avere un sogno libero e immenso.
Il 13 ottobre spazio a “Iliade” del celebre attore milanese Corrado D’Elia. L’Iliade non è solo uno dei pilastri della letteratura, ma è anche l’archetipo e il paradigma del nostro sentire. È l’origine, il master, il conio da cui ancora oggi muoviamo per raccontare e immaginare le nostre passioni, le nostre vite, le nostre relazioni e la nostra storia. I sentimenti degli esseri umani non hanno tempo. E l’amore e l’odio che Omero cantava quasi 3000 anni fa, le gesta di quei grandi uomini, le loro passioni, sono i medesimi di oggi, hanno la stessa potenza dirompente, la stessa intensa capacità di emozionarci e di farci riflettere. Ognuno di noi, anche chi non lo sa, anche chi non lo immagina, è intriso fino al midollo dell’umanità del mito. Da li veniamo tutti. A quell’origine tutti apparteniamo. Per questo ancora oggi sentiamo l’urgenza di raccontare questa storia straordinaria. Non solo per unirci ad un rito antico come il tempo, ma per vivere appieno il suo straordinario percorso di umanità e di contemporaneità.
In cartellone, il 20 e 21 ottobre, “A proposito di Eva”, un testo scritto da Girolamo Marzano, ideatore e direttore artistico della rassegna. “Il mondo dello spettacolo è sempre stato un punto di riferimento per gli autori contemporanei di lingua inglese per farne metafora del mondo nel suo complesso. A volte con toni tragici, altre volte come in questo caso con toni tragicomici, si affrontano temi esistenziali, conflitti generazionali sfiorando la lotta di classe. In questo testo Eva e Margo sono le due facce contrapposte ma nello stesso tempo unite della stessa figura – spiega l’autore – La donna, l’attrice, il passare inesorabile degli anni la fame inesorabile di visibilità. L’ambientazione negli anni ’50 non permette l’intrusione dei social media o delle influencer, ma le dinamiche sono implacabilmente le stesse. Un attacco dal basso con determinazione e una capacità metodicamente allenata da parte di Eva al posto di Margo. Gli uomini a fare da corona, spesso usati sia da Eva che da Margo, il regista, il drammaturgo, l’aiuto regista, il giornalista… strumenti nelle loro mani e anche in quelli di Karen, l’amica di Margo moglie del drammaturgo che parteggia ora per l’una ora per l’altra, assistendo a vittorie e sconfitte come un arbitro di gara che verrà alla fine platealmente esautorato. Per fortuna tutti i conflitti sono stemperati da un tono da commedia brillante, molto anticipatore delle migliori serie televisive ma con un linguaggio squisitamente teatrale”.
Il 27 ottobre a salire sul palco sarà Caroline Pagani con “Mobbing Dick”. Spettacolo vincitore del Premio dell’Unione Femminile Nazionale Italiana 2009 Premio La corte della Formica miglior attrice, premio del pubblico 2010, Napoli. Premio Teatri Riflessi 2022, miglior attrice “Idee nello Spazio “2021, miglior spettacolo e Premio Ginestre 2022. Mobbing Dick descrive in maniera ironica e divertente, con gags e situazioni surreali, la condizione delle donne artiste nel mondo del lavoro. E’ il caso di un’attrice di teatro che trova un annuncio su un giornale per un’audizione per uno spettacolo teatrale sull’Eros. Va a fare il provino e propone un repertorio di personaggi femminili shakespeariani erotici. Ma si imbatte in un Maestro diverso da quello che immaginava… Un regista porno. I due non si comprendono, hanno linguaggi e immaginari diversi. Si slitterà così dalla realtà di uno dei testi shakespeariani proposti, Misura per Misura, che si sovrappone, come in un gioco di specchi, al contesto surreale dell’audizione. L’attrice subirà una serie di umiliazioni da parte del regista, come l’eroina shakespeareana di Misura per Misura col suo carnefice, che faranno di lei un essere distrutto dal sistema, un mostro. Cederà?
Il giorno seguente, 28 ottobre, il teatro ospiterà il “Concerto per voci single” In palcoscenico due uomini e una donna con alle spalle una piccola orchestra. Un tenore una cantante e un’attrice cantante. Insieme costruiscono un percorso drammaturgico/musicale che comprende poesie, arie d’opera, monologhi. Una sorta di teatro canzone legato da un file rouge che è il teatro e le sue più svariate componenti: prosa musica e canzoni. Da Brecht a Eduardo, da Viviani a Karl Valentin, con le canzoni tratte da spettacoli di questi ed altri autori. “E’ un format che abbiamo creato lo scorso anno nella seconda edizione del festival e che, mutando i contenuti, ripetiamo in questa occasione, contando di farne uno ogni anno – anticipa Marzano – Quest’anno la nuova edizione vedrà la luce nella appena restaurata Cappella di S. Marco che affaccia sul porto ed era la prima chiesa che dal ‘600 in poi accoglieva i pescatori al ritorno dal lavoro”.
Il 3 novembre sarà la volta di Rosalba Di Girolamo in “2984” ispirato da Il racconto dell’Ancella di Margaret Atwood. Un vecchio registratore in proscenio, la voce di una donna: una testimonianza ritrovata. In un futuro non meglio identificato l’Umanità è stata decimata dalle radiazioni atomiche, e il mondo ha finito per trasformarsi in un unico stato totalitario, una teocrazia basata sul controllo dell’uomo sull’uomo. Anzi, della donna sulla donna. Perché al centro di questo sistema di potere c’è il controllo del corpo femminile: le donne hanno il solo compito di garantire la discendenza alla élite dominante. Le donne capaci di riprodursi sono chiamate Ancelle. Quelle addette alla loro sorveglianza le Zie, le serve di casa le Marte, quelle troppo vecchie, fragili o infertili, le Nondonne. Accanto a queste, la gerarchia dei maschi, tutori dell’ordine, al cui vertice ci sono i Comandanti, a ognuno dei quali è assegnata un’ancella. Difred, ovvero la donna che appartiene a Fred, è un’ancella. Abito rosso, valigia rossa, Difred entra in scena e racconta, in un gioco di ricordi e voci che si intersecano. Un’unica figura che da voce a tutti gli attori dello scenario, perché questi, malgrado in apparente lotta tra loro, sembrano essere i vari volti che l’Essere Umano può assumere quando rinuncia alla sua libertà di essere umano. Più che sulla fertilità fisica, lo spettacolo si interroga sulla fertilità interiore.
Si chiude il 10 e 11 novembre con l’attore romano Francesco Montanari in “Play House”. Un uomo e una donna. L’amore, la noia, la famiglia, il sesso, i battibecchi, il rancore. In 13 quadri Katrina e Simon esplorano piccoli momenti di quotidianità, affondano la lama nel loro rapporto, costruiscono e distruggono la relazione. Il mondo, fuori, è solo un’eco e, quando penetra nel loro appartamento, eccita e destabilizza. Ma chi sono veramente Katrina e Simon? Quale ruolo interpretano? Si sono veramente mai conosciuti? Lo spettatore ha costantemente l’impressione di spiare dal buco della serratura nella stanza, asettica, in cui si consuma la vita di un uomo, drammaticamente esilarante, disperatamente sola.
Molti degli spettacoli della rassegna prevedono un incontro dedicato con le scuole del territorio.
Il cartellone sarà arricchito, nel mese di ottobre (la data verrà comunicata successivamente), dalla presentazione del libro della giornalista Stella Cervasio, “Taccuino del serraglio. Nel labirinto dell’albergo dei poveri” (Langella edizioni). Progettato a metà del Settecento dall’architetto Ferdinando Fuga per volere del re Carlo di Borbone allo scopo di raccogliere e insegnare un mestiere a tutti i poveri del Regno di Napoli, la realizzazione del Real Albergo dei Poveri rendeva concreto lo spirito filantropico delle idee illuministe allora diffuse nella capitale del Regno. Nei secoli successivi l’edificio, mai realmente concluso, è stato destinato alle più disparate funzioni e ha conosciuto un progressivo degrado. Il libro di Stella Cervasio, costruito come un taccuino giornalistico, accompagnato dalle eloquenti fotografie di Riccardo Siano e corredato da una ricca appendice, ha il grande merito di guidare il lettore in una visita a questo storico monumento, illustrandone lo stato attuale e le varie ipotesi sul suo futuro. La presentazione sarà l’occasione per ricordare il sociologo Domenico De Masi, che del libro ha curato la prefazione, recentemente scomparso.
L’edizione 2023 è dedicata ad Angelo Vassallo. “Vassalo era un mio amico. Non intimo di quella intimità che esiste tra gente cresciuta insieme da ragazzi o per anni. Bensì per il fatto che, sia pure molto vagamente, ci univano idee che oggi chiameremo di “politica culturale” – ricorda Marzano – Quando ci vedevamo mi chiedeva sempre del mio teatro che aprii nel 1994 a S. Marco di Castellabate. Soprattutto mi chiedeva quando mi decidevo ad andare ad aprire uno spazio ad Acciaroli. Insieme facemmo anche dei sopralluoghi. Tra questi lo spazio dietro la torre sul porto oltre a un altro enorme spazio dove organizzare anche eventi di grande richiamo. Non gli diedi ascolto con suo grande rammarico. Quando appresi del suo assassinio ripensai a quelle occasioni perdute ed ebbi la sensazione che non sarebbero tornate. Prima di lasciare la direzione artistica di Castellabate luogo dell’incanto nel 2018, non ebbi dubbi nell’inserire nel programma lo spettacolo tratto dal libro del fratello Dario “Il Sindaco Pescatore” interpretato da Ettore Bassi. Oggi, anche grazie al suo vice di allora e attualmente suo successore, Stefano Pisani, il Comune di Pollica alla frazione di Pioppi è sede di una sala teatrale, da oltre due anni. In essa oltre all’attività teatrale facciamo i cineforum, incontri con studenti, stage sulla dieta mediterranea, convegni. Così in qualche modo, onoriamo la sua memoria. Con un evento a lui dedicato e realizzando-mutatis mutandis- un suo grande desiderio”.
Articolo pubblicato il giorno 15 Settembre 2023 - 17:15