Abusi perpetrati per mesi da un branco di giovanissimi su due bambine di 10 e 12 anni, stupri che sarebbero anche stati filmati con i cellulari minacciando le vittime di far girare le immagini se si fossero ribellate.
Dallo strettissimo riserbo degli investigatori trapelano nuovi dettagli sull’orrore di Caivano, una inchiesta che vede nel mirino almeno una quindicina di ragazzi, quasi tutti minorenni, coinvolti a vario titolo nelle violenze ai danni delle due cuginette.
Tra loro, sembra, almeno un paio di figli dei boss del Parco Verde, i ras della droga in quella che è ritenuta la più grande piazza di spaccio d’Europa.
Nulla, nemmeno il fermo dell’unico maggiorenne indagato, viene confermato dalle due procure al lavoro, quella per i minorenni di Napoli e quella di Napoli Nord; la prima ha anzi aperto un fascicolo sulla fuga di notizie.
Si parla comunque di una decina di telefoni cellulari sequestrati agli indagati subito dopo la denuncia degli stupri fatta ai carabinieri dai familiari delle due vittime: si cercano i video e altre prove per ricostruire quanto sia accaduto.
Proprio quelle immagini, attraverso varie chat, sarebbero finite sul telefonino del fratello di una delle vittime, portando i genitori dalle forze dell’ordine. L’ipotesi è che, almeno a partire da gennaio, le due cugine siano finite preda di un gruppo di violenti (tra cui anche un sedicenne che si definiva ‘fidanzato’ della bimba di 10 anni) che avrebbe commesso più volte su di loro abusi di gruppo nelle zone più isolate e degradate del Parco Verde.
Come il centro sportivo Delphinia, abbandonato tra topi e sporcizia, simbolo del grave disagio di u
n quartiere dove anche i luoghi pensati per l’aggregazione sono stati travolti dall’incuria. “Non riesco più a sopportare l’idea di dover continuare a vivere in questo posto. Qui c’è un inferno”, è lo sfogo della mamma di una delle vittime. “Abbiamo avuto fiducia nelle istituzioni, ma al Parco Verde la politica è sempre stata assente”.
A chi ha abusato della figlia direbbe: “Guardatevi allo specchio, accorgetevi di quanto fate schifo e quanto siete vigliacchi”. La donna respinge le accuse di “grave incuria” – avanzate dagli assistenti sociali e avallate dal tribunale minorile – che hanno fatto collocare la figlia e la cuginetta in una comunità protetta, sottraendole alle famiglie.
“Non abbiamo colpe. In questo degrado umano e sociale abbiamo fatto sempre il possibile per il bene di mia figlia, sono accuse che non meritiamo. Io devo andare via, per il bene di mia figlia e per la nostra famiglia”.
Al Parco Verde oggi c’è un clima “di morte e di deserto”, ammette sconsolato il parroco Maurizio Patriciello. I pochi passanti inveiscono contro i cronisti, la tensione è palpabile.
Don Maurizio, che da anni denuncia le malefatte della camorra e le colpevoli assenze delle istituzioni, invita la premier Meloni a visitare Caivano per riflettere sul futuro dei bambini di questa terra. “Nessuno ha la bacchetta magica – conclude – ma la parola chiave per riuscire a fare qualcosa è ‘insieme'”.
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