Salario minimo al centro dell’agenda politica di oggi, con l’incontro convocato a palazzo Chigi tra il governo e le opposizioni.
I blocchi di partenza restano distanti: da un lato il centrosinistra fermo sulla proposta di legge unitaria, dall’altro la premier Giorgia Meloni e la maggioranza convinti che fissare per legge una soglia minima per la retribuzione non sia una soluzione.
Sul tema incombe una direttiva della commissione Europea, approvata lo scorso 14 settembre 2022, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro due anni dalla sua entrata in vigore.
Ma come funziona in Europa? Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Eurostat, aggiornati al 23 luglio, il salario minimo nazionale è presente in 22 Stati membri dell’UE: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania (dal 1° gennaio 2015), Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Cipro e Slovacchia.
In tutti questi Paesi, ad eccezione del Belgio, il salario minimo nazionale è applicato dal governo, spesso previa consultazione delle parti sociali. In Belgio, invece, è stabilito da un accordo intersettoriale nazionale e acquisisce valore legale con un decreto reale. Anche i Paesi candidati Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Turchia hanno un salario minimo nazionale.In Danimarca, Italia, Austria, Finlandia e Svezia, non esiste invece un salario minimo, affidato alla contrattazione collettiva settoriale.
Non c’è neanche nelle vicine Islanda, Norvegia e Svizzera. E gli importi? Si va da un assegno di 2.500 euro in Lussemburgo ai 398 euro della Bulgaria. Altri sette paesi sono sopra i mille euro (Germania, Olanda, Belgio, Irlanda, Francia, Spagna, Slovenia). I salari minimi – spiega l’Eurostat – sono importi lordi, cioè al lordo dell’imposta sul reddito e dei contributi previdenziali, che variano da Paese a Paese.
In Montenegro e in Serbia invece non è fissato in termini lordi, ma il valore netto viene aumentato per coprire le imposte applicabili. Per i Paesi in cui il salario minimo nazionale non è fissato in termini mensili, la sua tariffa oraria o settimanale viene convertita in una tariffa mensile in base ai fattori di conversione forniti dai Paesi, tenendo presente la tariffa oraria e le ore settimanali lavorate, moltiplicando in alcuni casi per dodici mesi o per 52 settimane. In Grecia, Spagna e Portogallo la retribuzione minima copre 14 mensilità.
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