“Simone Isaia, il clochard accusato di aver dato alle fiamme l’installazione ‘Venere degli stracci’, in piazza Municipio a Napoli, ha bisogno di essere curato, non del carcere. Le istituzioni si prendano cura di Simone”.
A lanciare l’appello e anche una petizione è la casa di accoglienza dell’Associazione Liberi di volare della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, gestita da don Franco Esposito, che, in una nota, si dice “disponibile a ospitare Simone Isaia per consentirgli di essere curato e riprendere in mano la sua vita, secondo le prescrizioni dell’autorità giudiziaria”.
“Simone – sottolineano i volontari della Mensa del Carmine, dove il senza fissa dimora si recava spesso a pranzo – da tempo aveva perso lucidità e riferimenti, finendo a dormire per strada.
Simone Isaia ha bisogno di aiuto. Non del carcere, ma di una struttura che lo aiuti a rimettere in piedi la propria vita, perché è una persona affetta “da una tangibilissima neuro-divergenza”.
“Fino a 4 anni fa – ricordano – Simone Isaia lavorava come garzone in un bar di via Chiaia ed era più che apprezzato dai clienti per i modi cortesi. Poi qualcosa in lui si è rotto, si è perso e nel corso degli anni, le sue condizioni mentali sono peggiorate”.
“Allora, – concludono i volontari – se è pur vero, come afferma il sindaco Manfredi, che ‘Quando si attaccano l’arte e la bellezza, si attacca l’uomo’, ebbene, noi affermiamo che la migliore arte e bellezza delle istituzioni pubbliche, e non solo, sia quella di prendersi cura degli uomini straccioni, malati, e abbandonati a un destino senza ritorno”.
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