<em>“Io non mi farò mai pentito”. E’ quanto dichiara Matteo Messina Denaro nel corso dell’interrogatorio del 13 febbraio, reso al Procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia e al Procuratore Aggiunto Paolo Guido.
In merito all’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato e sciolto nell’acido, il boss dichiara ai magistrati palermitani: “io mi sento appioppare un omicidio, invece secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona; non lo faccio per una questione di 30 anni o ergastolo, per una questione di principio.
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Loro lo hanno ammazzato, lo hanno sciolto nell’acido ed alla fine quello a pagare sono io? Cioè, ma ingiustizie quante ne devo subire?”.
“Voi mi avete preso per la malattia, senza la malattia non mi prendevate” perché “voi avete una tecnologia inimmaginabile” ma “io vivevo da caverna: telefonini non ne avevo, non avevo niente.
Dissi: se mi metto con la modernità vado a sbattere in un tre per due, anche perché la nostra generazione non è che aveva il telefonino da giovane, quindi sapevamo vivere anche senza”. Così ancora Matteo Messina Denaro nel verbale di interrogatorio dello scorso 13 febbraio davanti ai magistrati di Palermo e i militari del Ros.
Il boss sembra attribuire in larga parte al suo stato di salute la necessità di procurarsi cellulari. “Sono stato costretto -afferma – perché nel momento in cui si va in ospedale, o anche al cinema, la prima cosa che chiedono” è “nome, cognome, telefonino. La Maddealena mi telefonava decine di volte durante la settimana, per curarmi anche da casa, come si fa senza telefonino?”.
“Sapevo che prendendo un cellulare mi avreste beccato”
“Lo sapevo che andavo a sbattere – conclude – non sapevo quando ma lo sapevo”.Messina Denaro ha però negato a domanda diretta del procuratore De Lucia e dell’aggiunto Guido di aver avuto un computer. I magistrati gli avevano chiesto dove fossero nascoste le corrispondenze e i documenti che 6 mesi fa ancora non erano riusciti a sequestrare.
Messina Denaro a pm: “Sapevo dove mettevate le telecamere”
– “Tutte le telecamere di Campobello e Castelvetrano le so, primo perché ho l’aggeggio che le cercava, che non l’avete trovato; e poi perché le riconosco”. Così, nell’interrogatorio reso ai pm di Palermo dopo l’arresto, Matteo Messina Denaro spiega come era in grado, da latitante, di individuare le videocamere piazzate nel trapanese dagli investigatori che gli davano la caccia.
Al procuratore di Palermo che gli chiede dove avesse nascosto l’apparecchio usato per intercettare le telecamere, mai trovato nei covi del capomafia il boss risponde: “In un altro posto. No, a Campobello no, era un altro… non era in quella casa..”.
“Amici miei mi avvisavano quando mettevate le telecamere”
“Poi c’era un’altra cosa: – prosegue il boss – molte di queste telecamere, quando le piazzavano – perché all’inizio, quando iniziarono, erano tutte di notte, poi anche di giorno – c’era un segnale, il maresciallo dei ROS c’era sempre lui; appena si vedeva lui con due o tre fermi in un angolo, già stavano mettendo una telecamera, anche se ancora non avevano messo”. “Va beh, ma lei non è che era sempre in giro?”, gli dice il magistrato.. “No, me lo dicevano. Amici miei, che non dico”.
Messina Denaro: “Così è nato il selfie col medico”
“Lo sa il selfie con il medico lo sa com’è nato? Lui è stato uno di quelli che mi operò, il primo aiuto, al fegato; io ci andavo ogni mese, perché lui mi doveva visitare la ferita, me la curava lui, perché è una ferita abbastanza pesante. Ad un tratto mi alzo, ci salutiamo, perché avevamo un rapporto… ci davamo pure del tu, abbracci, bacio, eh, sto per girarmi e mi fa cosi: ‘Ce lo facciamo un selfie assieme?, e io che dico no?”.
Così, nel corso dell’interrogatorio reso ai pm di Palermo a febbraio, Matteo Messina Denaro ha raccontato l’origine del selfie scattato con uno dei medici della clinica La Maddalena che tante polemiche suscitò dopo la cattura del boss. “Ma lui sapeva che mestiere faceva?”, gli chiede il magistrato. “Si, l’imprenditore agricolo, olio di olive”, risponde il capomafia.
Messina Denaro: 2 giorni in semintensiva post-intervento, poi si deciderà
“Il detenuto è curato, è seguito in modo normale, ma abbiamo tanti altri casi seguiti dalle varie Asl abruzzesi”. Lo ha detto il Garante dei detenuti Abruzzo, Gianmarco Cifaldi, riferendosi alle condizioni di salute del boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro sottoposto, ieri nel tardo pomeriggio, a un intervento chirurgico per una occlusione intestinale nell’ospedale dell’Aquila.
“Ostruzione non strettamente legata al cancro”, ha fatto sapere l’equipe medica che lo ha in cura. Messina Denaro è nell’unità di semi intensiva e ci resterà per 2 giorni. Ha superato la crisi iniziali ed è vigile, ha spiegato Cifaldi. “Il resto si deciderà sulla base delle condizioni generali post intervento”, ha chiarito il primario di oncologia, Luciano Mutti.
L’azienda sanitaria dell’Aquila (Asl1) sta lavorando a stretto contatto con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) anche per garantire la sicurezza degli utenti che frequentano l’ospedale San Salvatore dove il capo mafia è curato in queste ore.
Articolo pubblicato il giorno 9 Agosto 2023 - 15:48 / di Cronache della Campania