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Kata, la pista del Perù. Lo scambio di persona: un detenuto e lo zio testimoni chiave

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Un traffico di cocaina, conversazioni nelle carceri del Perù e l’ipotesi di uno scambio di bambini.

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Questa è la pista che viene seguita per cercare di scoprire cosa sia successo a Kata, la bambina peruviana scomparsa quasi tre mesi fa. Le indagini finora non hanno portato a risultati significativi, ma ora gli investigatori intendono concentrarsi su questa pista.

I pubblici ministeri di Firenze stanno valutando la possibilità di richiedere una rogatoria per poter interrogare alcune persone in Perù.

Ecco l’antefatto: nel 2022, quando ancora l’hotel Astor non era stato occupato – dove Kata è scomparsa il 10 giugno scorso – la polizia fece una perquisizione nell’appartamento di un trafficante di droga peruviano. Venne trovata una grande quantità di cocaina. Il pusher però non aveva ancora pagato per la droga. Durante la perquisizione, la cocaina fu sequestrata e il trafficante venne arrestato. I fornitori della droga non ricevettero mai il pagamento per quella partita.

Nell’appartamento perquisito c’era anche una donna. Non era parente né dei Chicclo, la famiglia paterna di Kata, né degli Alvarez Vasquez, la famiglia di sua madre Kathrine e dello zio Abel. Ma in un curioso intreccio di coincidenze, questa donna, che è madre di una bambina più o meno coetanea con Kata, finì per trasferirsi nell’hotel Astor occupato alcuni mesi dopo.

E così, quando Kata scomparve nel nulla, qualcuno che conosceva la storia della partita di droga persa fece collegamenti con una vendetta: e se Kata fosse stata presa per errore al posto della donna che volevano punire?

Nei penitenziari si viene a sapere molte cose. E nelle carceri del Perù qualcuno potrebbe avere delle informazioni. Inoltre, per una curiosa coincidenza, sia lo zio paterno di Kata che il trafficante della partita persa sono stati rinchiusi nella stessa prigione. Il trafficante è stato estradato nel suo paese d’origine per una questione legale.

La pista dello scambio è stata esposta da Miguel Angel Romero alla procuratrice Christine Von Borries. Secondo questa pista, il padre della bambina scomparsa avrebbe avuto una conversazione con suo fratello, che è stato incaricato di indagare in carcere sulla possibilità che ci sia stata una vendetta (mesi dopo) per via della partita di cocaina non pagata e nel contempo uno scambio di “bersaglio”.

I magistrati di Firenze chiederanno a breve ai colleghi sudamericani di sentire queste persone e di esaminare la possibilità di uno scambio errato che avrebbe avuto origine dalla partita di cocaina.

È l’ennesimo tentativo di risolvere un enigma che diventa sempre più complicato con il passare dei giorni. Non è ancora chiaro come la bambina sia riuscita ad uscire dall’hotel.

L’analisi delle telecamere non ha prodotto risultati utili: l’ultima immagine di Kataleya la mostra alle 15.01 all’interno dell’hotel Astor, mentre gli altri bambini, tra cui suo fratello, si dirigono verso il campo da calcio. Alle 15.13, lei viene vista scendere le scale dal secondo piano. Non si sa se sia andata nel cortile o al piano terra dell’edificio.

Non sono state trovate tracce di lei all’interno dell’hotel, nonostante le ricerche sofisticate. Ma non è da escludere che ci sia un’altra via d’accesso all’edificio, che è sotto sequestro dal 17 giugno quando è iniziata l’operazione di sgombero.


Articolo pubblicato il giorno 30 Agosto 2023 - 10:25


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