Alza la voce Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania, in relazione al Ferragosto bollente negli istituti penitenziari, tra temperature da record e un sovraffollamento reso più drammatico dalla convivenza con detenuti con dipendenze di droga e problemi psichiatrici.
“E’ normale far fare il secondo turno d’aria dalle 13 alle 15 con questo caldo? – chiede non senza rabbia il garante regionale – E’ una vendetta contro i reclusi? La pena, se scontata in questa maniera, ha più il sapore di un accanimento. Oltretutto a questo si aggiunga che nei mesi estivi le attività sono ridotte all’osso, non c’é scuola, sono chiusi i blindati, non c’é adeguata formazione. E mentre aumentano i suicidi mancano i defibrillatori”.
“Stare in carcere in questo periodo è un po’ come per noi stare su un bus sovraffollato e senza aria condizionata – spiega Ciambriello – Mal sopportiamo il viaggio, naturalmente, ma sappiamo che comunque nel giro di poco scenderemo”.
Le polemiche sui suicidi di questi giorni, le parole del ministro Nordio
sul sovraffollamento delle carceri e la sua proposta di legge ma anche le aggressioni ad agenti penitenziari alimentano sempre piu’ il fuoco delle polemiche.“Il populismo mediatico, davanti a notizie di cronaca e a reati più o meno efferati- dice ancora Ciambriello– riferendosi ai responsabili di turno: ‘mettiamoli al fresco’, non sapendo che mai nessuna dichiarazione è più un ossimoro di quella. In carcere si muore di caldo, non a caso tra luglio e agosto i suicidi e gli atti di lesionismo aumentano.
Chi deve passare un periodo dietro alle sbarre non ha ovviamente la prospettiva di una uscita imminente e si arrende a passare ore senza aria, mettendo il naso fuori tra il cemento con temperature proibitive.
Come garante ho chiesto alla Regione Campania di dotare le celle di Poggioreale di frigoriferi e ventilatori; sono piccoli gesti dal valore inestimabile. Anche perché è tutta una contraddizione: permettono ai parenti di portare da fuori formaggi e altro e come possono conservarli senza frigoriferi? Costringono all’acquisto di cibo in carcere, ma a prezzi maggiori rispetto a quanto costi all’esterno”.
A volte, seppur in mezzo a un mare di difficoltà, basta poco per migliorare le condizioni di vita dietro alle sbarre. So che il mio è un urlo contro il silenzio, ma confido che prima o poi qualcuno ascolti”.
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