Si prospetta difficile, o quanto meno sfidante per produttori ed enologi, la vendemmia ai blocchi di partenza con un atteso calo della raccolta fino a -60%. In vigna si stanno facendo i conti coi danni dapprima della siccità e poi della peronospera, una fitopatologia che si è particolarmente diffusa dalla Toscana in giù, mentre sotto l’arco alpino fino all’Emilia Romagna il calo atteso della raccolta è perlopiù effetto del maltempo.
Tuttavia l’annata 2023 potrà contare su una buona qualità dei grappoli. Il via alla raccolta dei primi acini lo ha dato ad Alcamo, nel trapanese, la Coldiretti, ma per la maggior parte dei territori nessun anticipo di vendemmia. La produzione, stima la Coldiretti, “dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni della scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia, insieme al 1948, al 2007 e al 2017.
Per la conquista del primo posto come produttore mondiale di vino, si prospetta un testa a testa tra Italia e Francia, mentre la Spagna, dove il meteo ha anticipato la raccolta di almeno due settimane, dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri in calo dell’11% rispetto allo scorso anno”. La grandine ha colpito a macchia di leopardo, mettendo al tappeto aree circoscritte e risparmiando altri distretti vinicoli italiani.
Le buone notizie arrivano dal Piemonte, con previsioni rosee per quantità e qualità delle uve in provincia di Alessandria che vanta 12 Doc e 7 Docg: è previsto un +10% di prodotto in tutte le zone dell’alessandrino. Per il direttore del Consorzio dell’Asti Docg, Giacomo Pondini: “Tendenzialmente la produzione è in linea con quella dello scorso anno, con una resa attorno al milione di quintali. Lo stato fitosanitario è generalmente buono. A partire dalla fine di agosto è prevista la prima raccolta”.
In provincia di Cuneo sono presenti 6.500 imprese su16.800 ettari di superficie vitata con una produzione di quasi 1 milione di ettolitri, pari a circa 100 milioni di bottiglie all’anno, quasi tutte a marchio Doc o Docg. Qui, le previsioni della Coldiretti sono di una quantità di uve allineata alle annate normali e di una qualità tra il buono e l’ottimo. Invece “”non promette bene il vigneto dell’Emilia-Romagna – afferma la Confagricoltura regionale – dove si prevedono cali di produzione importanti dal 20 al 30% con punte fino al 35% in Romagna, persino oltre nel Ravennate”.
Mentre “in Toscana ci sono aziende agricole che hanno perso il 70% della produzione a causa della peronospora. Ma la qualità del vino non sarà minimamente intaccata: resterà buono come sempre” sottolinea il vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana Ritano Baragli. Nelle Marche, ha detto all’ANSA Michele Bernetti, presidente Istituto Marchigiano di tutela vini (Imt). “prevediamo un calo di circa il 20% della produzione di uve, ma è ancora presto per avere una stima di quella che sarà la realtà. Le uve rimaste in pianta sono in buona salute e la qualità è inalterata. La raccolta del Verdicchio è prevista a partire dalla metà di settembre, per il Sangiovese tra la metà/seconda parte dello stesso mese e per il Montepulciano a ottobre”.
Invece nell’entroterra della Campania la vendemmia 2023 “è compromessa” secondo gli agronomi di Avellino che dichiarano vittime del clima pazzo e della peronospera le varietà irpine a partire dall’Aglianico e il Greco di tufo con una percentuale di danno stimato pari all’incirca al 70-80% a seguire poi il Fiano e la Falanghina con altri vitigni, con una percentuale di danno stimata pari a circa il 50%. E in Molise è deblacle col 60% in meno i grappoli da raccogliere, stima la Coldiretti. Mentre Assovini Sicilia sottolinea che “la qualità delle uve sull’Isola maggiore non sembra essere compromessa, nonostante il susseguirsi di condizioni climatiche estreme. Ma a causa del grande caldo abbiamo perso circa il 40% delle uve nella Sicilia Occidentale”.
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