Era inseguito da due ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Napoli per il suo ruolo da mediatore e per aver favorito la nascita del superclan di Napoli Est sotto il controllo dei Mazzarella.
Ieri sera però presso il parco Green Village di via Domitiana a Castel Volturno, personale della Polizia di Stato ha eseguito le due ordinanze di custodia cautelare in carcere per omicidio, detenzione di armi da fuoco e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso nei confronti di Gesualdo Sartori, 31 anni meglio noto come Aldo.
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Sartori, uomo di vertice del clan Mazzarella, era destinatario della citata ordinanza relativa alle indagini avviate a seguito della denuncia presentata dal gestore di un ristorante nell’hinterland napoletano, relativa a condotte estorsive intraprese dagli indagati in suo danno ad aprile e maggio 2023.
Tuttavia, Sartori si era già reso irreperibile dal 18 maggio 2022, essendosi sottratto ad un altro provvedimento, un’ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere emessa per l’omicidio di Patrizio Reale e un tentato omicidio, avvenuti l’11 ottobre 2009 in via Pazzigno, in concorso con altre 5 persone per le quali la misura cautelare era già stata eseguita il 16 maggio su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Al temine delle incombenze di rito, Gesualdo Sartori è stato associato presso il carcere Secondigliano di Napoli.
Nonostante la giovane età sarebbe stato uno degli artefici della nascita del nuovo patto tra i De Micco-De Martino di Ponticelli, gli Aprea di Barra e i Mazzarella-D’Amico di San Giovanni a Teduccio. Lo ha raccontato agli inquirenti Antonio Pipolo, il collaboratore di giustizia che proviene dalle file dei “Bodo”.
Nel provvedimento restrittivo- come ha anticipato Il Roma qualche giorno fa- sono inserite le dichiarazioni di Pipolo: “Quando ero detenuto a Larino c’era anche Gesualdo Sartori. Lui è parente di Antonio Nocerino detto “Brodino”, affiliato ai De Micco. Parlavamo del nostro futuro e mi disse che avrebbe voluto conoscere i De Micco.
Io uscii (dal carcere, ndr) a dicembre e “Aldo” qualche giorno prima. Quando poi è stato scarcerato Marco De Micco, io e mio cugino Ivan Ciro D’Apice abbiamo organizzato l’incontro tra Sartori e Marco De Micco. Ci vedemmo al bar presso cui abita Naturale (Ciro, ndr) e non abbiamo avuto altri incontri. Lì nacque la fusione tra De Micco e Mazzarella”.
Pipolo ha poi continuato con le dichiarazioni: “Dopo l’omicidio dell’ospedale del Mare ci fu un summit a casa di “Fifì”, padre di Antonio Nocerino. In quell’occasione per i Mazzarella c’erano Salvatore Barile, Gesualdo Sartori e Patrizio Fiume. Con me c’erano Marco De Micco, Giovanni Palumbo, Ferdinando Viscovo, Francesco Cilenti, Ciro Ivan D’Apice e altri.
Prima di sederci a tavola Salvatore Barile e Marco De Micco parlarono tra loro in disparte per circa mezz’ora. Poi ci sedemmo tutti quanti e parlarono per una parte Marco De Micco e per l’altra Salvatore Barile. Ciò mi fece comprendere l’importante ruolo di Salvatore Barile (“Totoriello”) nel clan Mazzarella.
Il giorno dopo il summit uscì la notizia sul giornale con un articolo che si intitolava “Patto tra i De Micco e i Mazzarella”, ma non so come sia uscita fuori. Ho incontrato Barile una seconda volta nel corso del summit che si tenne a San Giovanni a Teduccio dopo l’arresto di Marco De Micco. Si è trattato dell’ultima riunione cui ho partecipato. Dei Mazzarella c’erano Salvatore Barile, Patrizio Fiume, Antonio 38 e……….(omissis)”.
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