«Il piano terapeutico per i bambini che usufruiscono dell’Aba (acronimo di Applied Behavioral Analysis) deve essere costruito su misura del minorenne, non si possono affidare ore per il trattamento senza tener conto del livello di gravità e bisogno di supporto di ogni caso. È quanto sancisce una sentenza che ho letto con piacere e che ristabilisce la centralità del bambino con autismo, senza scadere in tecnicismi».
Così l’eurodeputata Chiara Gemma (Ecr-FdI) sulla sentenza del Tar Campania che a luglio aveva annullato la delibera regionale 131. «La sentenza è anche sintomo di una politica regionale della Campania che va rivista – rimarca Gemma – perché a quanto pare non pone al centro l’individuo con le sue diverse abilità».
Contestata e discussa fin dal suo nascere, la delibera 131 sul percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la presa in carico globale e integrata delle persone con disturbi dello spettro autistico in età evolutiva (che aveva tagliato le ore di terapia per alcuni bambini con autismo), è stata smentita anche dai giudici del Tribunale amministrativo, a cui sono stato sottoposti più di dieci casi sulla questione.
«Conosco famiglie alle prese con azioni legali che, oltre a gestire la disabilità dei bambini, devono rincorrere controlli mensili, terapie e, ora, anche fronteggiare procedimenti amministrativi – prosegue l’europarlamentare – Penso alla famiglia di Alfredo, un ragazzo autistico che ho conosciuto a Casal di Principe che è dovuto rientrare dalla vacanze per una visita fissata all’Asl di Caserta il 10 agosto».
In questo contesto s’inserisce la sentenza del Tar «che ha accolto le censure di cui al settimo e ottavo motivo di ricorso, dove viene lamentata la violazione dell’obbligo di motivazione da parte del progetto terapeutico. Al bambino in questione erano state assegnate solo otto ore di terapia Aba, senza un’analitica spiegazione. Il ricorso era stato proposto da un genitore difeso dall’avvocato Luigi Adinolfi contro la Regione Campania.
La sentenza evidenzia, accanto alle illegittimità, la contraddittorietà della delibera regionale alla quale si sarebbe conformata l’Asl casertana nel determinare un numero massimo di ore di intervento in base alle fasce d’età, a prescindere dalle specifiche caratteristiche della sindrome del minore e delle necessità di un trattamento individualizzato come peraltro riportato nelle linee guida ministeriali che precludono alla Regione di fornire prestazioni inferiori allo standard dei livelli essenziali assistenza di competenza statale. Anche stavolta – conclude Gemma – viene affidata alla magistratura un’indicazione che dovrebbe essere fornita dalla politica».
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