Oggetto di aspre critiche da parte della stampa britannica e di Jurgen Klopp e Pep Guardiola, allenatori, rispettivamente, del Liverpool e del Manchester City, l’intraprendenza calcistica dell’Arabia Saudita si inscrive nel quadro della visione geostrategica di Riad e del suo principe ereditario, Mohammed bin Salman al Saud.
Non si tratta solo di quello che potrebbe definirsi un salto di qualità dal punto di vista culturale, per un Paese fortemente ancorato, per ragioni storiche, alle tradizioni arabo-islamiche. Né, stando a quanto sostengono molti osservatori, di un mero caso di “sportwashing”, ovvero di ricorso allo sport per migliorare la propria immagine internazionale, accusa rivolta anche al Qatar, Paese ospitante della scorsa edizione del Campionato del mondo di calcio.
Abbandonata la candidatura, assieme a Grecia ed Egitto, per ospitare l’edizione dei mondiali del 2030, il calcio continua a rappresentare per Riad anzitutto una grande opportunità in termini di investimenti, nel quadro degli sforzi per diversificare un’economia finora strettamente dipendente dalle rendite petrolifere.
E’ questo, infatti, uno dei cardini del programma Vision 2030, che delinea la strategia a medio-lungo termine di Riad, in termini economici e geopolitici. Ma soprattutto, il calcio è per l’Arabia Saudita uno straordinario strumento di “soft power”, ossia un mezzo pacifico, di natura socio-culturale, per proiettare la propria potenza geostrategica non solo sullo scacchiere mediorientale, dove spicca la rivalità con il Qatar, ma anche nelle dinamiche di ristrutturazione degli equilibri geopolitici globali.
In mancanza di una tradizione “culturale” in ambito calcistico e in una fase in cui molte nazionali maschili di prestigio, tra le quali quella italiana, appaiono in difficoltà, l’Arabia Saudita è andata oltre i cospicui stanziamenti di denaro messi in campo dal Qatar, come nel caso dell’acquisto del Paris Saint Germain da parte della Qatar Sports Investments (filiale del fondo sovrano Qatar Investment Authority), prima come azionista maggioritario, poi, dal 2012, come unico proprietario.
Ultimamente, infatti, Riad si è lanciata in una corsa all’acquisto delle stelle del calcio internazionale per le proprie squadre di club, nel tentativo di dare slancio al campionato locale e di migliorare le prestazioni della propria rappresentanza nazionale. Per quest’ultima, infatti l’Arabia Saudita aveva scelto l’allenatore francese Hervè Renard (attualmente alla guida della nazionale di calcio femminile della Francia), che in precedenza aveva vinto due coppe d’Africa, rispettivamente, con lo Zambia nel 2012 e con la Costa d’Avorio nel 2015.
Quanto al campionato di calcio locale, il Public Investment Fund (Pif), fondo sovrano saudita presieduto da Mohammed bin Salman, ha acquistato lo scorso giugno il 75 per cento delle quattro maggiori squadre del Paese, ovvero Al Ittihad, Al Hilal, Al Nassr e Al Ahli. Vale la pena ricordare che nell’ottobre 2021 il Pif ha acquistato l’80 per cento del club britannico Newcastle United, stanziando 400 milioni di dollari. Del resto, il principe ereditario saudita aspira a collocare il Pif, il cui capitale è stimato in circa 700 miliardi di dollari, tra i più grandi fondi sovrani al mondo.
Intanto, Riad sta spopolando nel calciomercato internazionale, offrendo ingaggi stratosferici ai giocatori più quotati dei campionati europei. Dopo l’acquisto, da parte di Al Nassr, dell’attaccante portoghese Cristiano Ronaldo e dell’attaccante senegalese Sadio Manè, Al Ittihad ha comprato due giocatori francesi di prim’ordine, l’attaccante Karim Benzema e il centrocampista N’Golo Kantè.
Inoltre, Al Ahli si è assicurata il talento del portiere senegalese Edouard Mendy e dell’attaccante brasiliano Roberto Firmino, mentre Al Hilal ha acquistato il suo connazionale, il difensore Kalidou Koulibaly e il centrocampista serbo Sergej Milinkovic Savic. Contestualmente, Al Ettifaq, club della città di Dammam, ha acquistato il commissario tecnico britannico Steven Gerrard.
Al Hilal, inoltre, avrebbe messo gli occhi sull’attaccante brasiliano Neymar. Contestualmente, l’Arabia Saudita ha manifestato interesse anche per altri acquisti eccellenti, per ora non conclusi, come quelli dell’attaccante Ciro Immobile, del centrocampista polacco Piotr Zielinski e del terzino italiano Leonardo Spinazzola. Analogamente, il centrocampista croato Luka Modric, lo scorso giugno, ha rifiutato un’offerta da 80 milioni da un club non specificato del campionato saudita.
Intanto, la Lega calcio saudita avrebbe concluso un accordo con l’emittente francese “Canal+”, che trasmetterà tutte le partite delle prossime due stagioni del campionato di prima serie del Regno. Una vetrina importante per il calcio saudita, ma anche un’occasione per diffondere un’immagine inedita del Paese del Golfo.
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