Erano i fratelli Antonio e Gennaro Francescone, di 34 e 32 anni, a gestire insieme al padre Gabriele di 56 anni e al terzo fratello Aniello, gemello del primo il business della truffa agli anziani.
La loro “base operativa” era via dei Tribunali a Napoli. Era li che la banda organizzava i colpi partendo ogni mattina alla volta anche del Lazio, Abruzzo e naturalmente molti comuni della Campania. Sono 54 gli episodi contestati.
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Il gip Rosaria Dello Stritto del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha firmato l’ordinanza cautelare ha spedito in carcere i due capi ovvero Antonio e Gennaro Francescone – di 34 e 22 anni. Ai domiciliari, invece, il fratello Aniello Francescone di 34, il padre Gabriele Francescone di 56 anni. E ancora Ciro Guasco di 66 anni, Nicola Mango di 71, Pasquale Vacca di 49 anni, Salvatore Martinelli di 32, Domenico Eduardo Di Palo di 29 anni e Carmela Rubino, unica donna, di 24 anni.
I delitti contestati riguardano l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di anziani. Sono stati oltre 50 le truffe consumate o tentate nei confronti di soggetti vulnerabili, dimoranti prevalentemente in Campania e nelle zone del basso Lazio accertate nel corso delle indagini, dalle quali i responsabili hanno ricavato un profitto complessivo di oltre 100.000 euro in denaro contante, cui va aggiunto il valore di numerosi e preziosi monili e oggetti in oro, consegnati dalle vittime quando non avevano la disponibilità delle somme di denaro richieste.
Cellulari usa e getta, con i quali comunicare e inviare le foto del bottino, per evitare che qualcuno si impossessasse di qualche monile invece di condividerlo con i complici, e un “bonus”, di alcune centinaia di euro, per chi commetteva il raggiro.
E’ quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Caserta che, hanno sgominato la banda di truffatori. Il gruppo individuava le vittime, spesso sole, e le sceglieva soprattutto perché avevano dei nipoti.
I truffatori agivano di solito in due, uno contattava telefonicamente la vittima prescelta, usando quasi sempre lo stratagemma del pacco per il nipote da consegnare a casa e per il quale andava pagata una somma.
Intanto il complice si presentava poco dopo a casa dell’anziana e si faceva pagare in soldi, gioielli, fedi e buoni postali, consegnando un pacco in cui non c’era nulla. I truffatori – è emerso – si riunivano quasi tutte le mattina in una piazza centrale di Napoli, nella zona dei Tribunali, e i vertici del gruppo, i due fratelli Francescone, impartivano le indicazioni sulle vittime, consegnavano agli esecutori le chiavi dell’auto a noleggio e cellulari usa e getta.
E per evitare poi che chi commetteva la truffa potesse mettersi in tasca parte del bottino, i due fratelli consegnavano agli esecutori anche uno smartphone con cui fotografare i gioielli di cui si erano impossessati durante il colpo, per poi confrontarli una volta arrivati a Napoli.
(nella foto a partire da sinistra in alto Antonio Francescone, Gennaro Francescone, Gabriele Francescone, Ciro Guasco e Nicola Mango. In basso sempre da sinistra Pasquale Vacca, Salvatore Martinelli, Angelo Maranta, Salvatore Sibillo e Carmela Rubino)
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