Entrano nel vivo le indagini che puntano a stabilire le cause della morte del giornalista Andrea Purgatori. I pm della Procura di Roma e i carabinieri del Nas hanno già ascoltato alcune persone e diverse altre, tra cui medici e conoscenti del reporter, saranno ascoltate nei prossimi giorni per ripercorrere gli ultimi tre mesi di vita di Purgatori, segnati dalla diagnosi di tumore ai polmoni.
Per la sua scomparsa sono indagati due medici della clinica romana Pio XI, dove gli è stato diagnosticato il male, e nei giorni scorsi i Nas hanno provveduto al sequestro della documentazione e delle cartelle cliniche. Risposte si attendono dagli accertamenti autoptici: la Tac, eseguita oggi, e l’autopsia che sarà svolta domani dal professore Luigi Marsella dell’Università di Tor Vergata. Attività che gli inquirenti hanno suddiviso in tre fasi: la prima la Tac, poi l’autopsia e dei prelievi per procedere con esami anatomopatologici i cui risultati arriveranno non prima della fine di agosto.
Solo al termine della terza fase, quella degli esami, si avranno elementi certi per avere un quadro clinico di Purgatori e stabilire le cause della sua morte. Agli esami assisterà anche il perito di fiducia della famiglia di Purgatori: Vincenzo Pascali, direttore dell’Istituto di medicina legale della Cattolica. Parallelamente a questa attività proseguono anche le audizioni dei testimoni in Procura. Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno medici e conoscenti del reporter. Tra le ipotesi avanzate, a seguito dell’esposto dei familiari, ci sarebbe quella di un’infezione, che potrebbe essere stata la causa dell’aggravarsi delle condizioni di Purgatori: una pericardite settica che, innestatasi su un quadro di fragilità fisica, avrebbe contribuito al decesso del giornalista.
La pericardite è un’infiammazione della membrana del cuore che può avere tra le tante cause anche i tumori e i trattamenti radianti e Purgatori, paziente oncologico, è stato sottoposto ad una radioterapia massiccia al cervello dopo che una prima diagnosi alla clinica Pio XI aveva rilevato un tumore ai polmoni con metastasi al cervello. I due medici della struttura ora indagati, il professor Gianfranco Gualdi, direttore della radiologia d’urgenza del policlinico universitario Umberto I di Roma e responsabile della radiologia della clinica Pio XI, e il dottor Claudio di Biasi, membro della sua équipe, attraverso i loro legali, si sono detti certi della correttezza del loro operato.
Gualdi è un luminare: è consulente del Vaticano dal 1981 e sotto le sue mani è passato anche papa Wojtyla, dal 1977 al 2000 è stato il responsabile del servizio di Radiodiagnostica per la Roma Calcio. Anche il legale della Pio XI ha voluto precisare che presso la clinica Purgatori ha svolto “solo accertamenti di diagnostica per immagini e una biopsia”. Dunque nessuna radioterapia che potrebbe essere ricollegata all’ipotetica pericardite. Con la Tac di queste ore potrebbero arrivare le prime risposte sull’eventuale presenza o meno di metastasi al cervello mentre l’autopsia mirerà a stabilire se “vi sia stato un errore di esecuzione nella concreta pratica sanitaria”, ovvero se ci sia stato un errore di diagnosi e se le conseguenti cure sbagliate abbiano inciso sulle aspettative di vita del paziente.
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