“Veramente l’incendio” non se lo aspettava: “il vandalismo avrebbe potuto esserci, come fanno a volte. Ma arrivare a dar fuoco…”.
Così a Repubblica l’artista Michelangelo Pistoletto, autore dell’opera bruciata a Napoli. La notizia l’ha presa “come quando ti dicono che ti è morto un amico, un parente. Per fortuna quest’opera può rivivere, si può rifare, però la prima impressione è uguale”.
“Di solito – aggiunge – le sculture nelle strade o nelle piazze sono realizzate in materiali duri, come la pietra, il marmo, il bronzo. Le opere vengono poi sollevate in altezza per dare un senso di protezione e monumentalità. La Venere degli stracci invece ha bisogno di vivere vicino alla vita.
Rischia la stessa possibilità di essere offesa come la rischia chiunque vada per strada, e ammonisce che si possono incontrare gruppi di giovani che si riuniscono per andare a picchiare qualcuno. Ciò che è accaduto mi fa venire in mente l’immagine dell’homeless picchiato. Gli stracci rappresentano la vita problematica, quasi una montagna di abiti di homeless”.
Qualcuno ha deposto dei fiori sul luogo dell’incendio: “Mia moglie Maria ha detto che è stato un femminicidio. Sono d’accordo – risponde l’artista – La bellezza della donna e il possederla con violenza è molto vicino all’omicidio di genere. Sono pronto a rigenerare la Venere che porta con sé armonia e non distruzione. E nessuno può far accadere il contrario”.
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