Il linguaggio della settima arte utilizzato come strumento per affrontare le paure e sconfiggerle.
La leucemia mieloide cronica arriva d’improvviso a sconvolgere le vite di chi riceve la diagnosi e di chi gli sta accanto, come un’ombra scura e minacciosa. Per questo diventa sempre più importante la ricerca scientifica e il suo sostegno costante, che può avvenire attraverso la comunicazione e l’impiego di linguaggi come l’audiovisivo.
Per questo l’affiliata italiana dell’azienda biofarmaceutica americana, Incyte Biosciences, con il patrocinio dell’AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma ha realizzato lo short film “L’ospite”, grazie alla collaborazione della casa di produzione Brandon Box. L’opera è stata proiettata durante la 53esima edizione di Giffoni Film Festival per la rassegna Giffoni Next Generation di Giffoni Innovation Hub.
La storia
Il corto racconta la storia di Fabio, paziente costretto da tempo a convivere con la leucemia mieloide cronica, e del suo incontro con Vittoria, una donna che ha appena ricevuto la stessa diagnosi e che Fabio accompagnerà nel percorso che l’aiuterà ad affrontare le sue paure. Pochi minuti, narrati intensamente, che rappresentano l’incontro di due persone con questa patologia, “l’ospite inatteso”, e aiuterà il pubblico a comprendere i timori e le paure con cui le persone affetti da leucemia mieloide cronica, devono convivere ogni giorno, ma anche le speranze garantite dalla ricerca e dalle terapie.
“Siamo molto orgogliosi – afferma Onofrio Mastandrea, Regional Vice Presidence, General Manager Incyte Italia – di presentare al pubblico del Giffoni Film Festival un cortometraggio fortemente voluto, realizzato con il patrocinio di AIL e dedicato alla leucemia mieloide cronica, nonché alle conseguenze che una diagnosi di leucemia può avere sulle persone. Rientra nella responsabilità di un’azienda comunicare con un pubblico quanto più ampio possibile sui temi che impattano la vita delle persone, così come la responsabilità di continuare ad investire sempre nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci e terapie. È grazie a questo che sulle malattie oncologiche è possibile oggi dare un messaggio di speranza: soprattutto ai giovani e al loro futuro, visto che la scienza si pone l’obiettivo primario di trovare soluzioni in risposta a nuovi bisogni. Obiettivo che Incyte incarna pienamente nel motto ‘SolveOn!’ che guida tutte le nostre decisioni e le nostre azioni quotidiane per portare soluzioni continue laddove c’è un bisogno ancora insoddisfatto”.
“La leucemia mieloide cronica, come ogni diagnosi di tumore, è senz’altro un’ospite inattesa nella vita di una persona” sottolinea Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL. “Siamo molto lieti di aver patrocinato il cortometraggio L’Ospite, che ora viene presentato al Giffoni Film Festival, perché siamo convinti che aiuterà il pubblico a comprendere i timori e le paure con cui i malati devono convivere ogni giorno, ma anche le speranze garantite dai traguardi conseguiti dalla ricerca scientifica e dalle terapie. Un messaggio di fiducia che vuole sensibilizzare tutti a una maggiore attenzione nei confronti di una condizione difficile che colpisce profondamente chi ne è affetto, nel corpo e nella mente. È importante ricordare che per ogni paziente è necessario costruire un percorso terapeutico chiaro e che la ricerca scientifica deve essere sostenuta costantemente.”
Che cos’è la LMC?
La leucemia mieloide cronica (LMC) è un tumore raro del sangue causato da un particolare difetto genetico che porta alla produzione di una proteina che stimola la replicazione incontrollata delle cellule tumorali. Grazie alla ricerca scientifica è stato identificato il marcatore che ha permesso di sviluppare dei farmaci mirati, gli inibitori delle tirosin-chinasi, che hanno migliorato la sopravvivenza globale dei pazienti (che arriva oggi all’85%-90% a 10 anni) e dimostrato di ridurre drasticamente la progressione della malattia alle fasi avanzate, modificando così completamente la prognosi dei pazienti affetti da LMC. Tanto che per alcuni pazienti si può valutare la possibilità della sospensione del trattamento . Purtroppo, però, si possono manifestare delle resistenze alle terapie – come nel corto racconta Fabio. Si stima infatti che il 30-40% dei pazienti trattati con TKI di prima generazione e il 13-14% di quelli trattati con TKI di seconda generazione sviluppino resistenza o intolleranza .
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